Un aforisma del filosofo Joung recita "ciò a cui opponi resistenza, persiste". Nella sua semplicità, è molto vero. Si attaglia molto alle "battaglie" che vengono intraprese dai cantanti, ma anche dagli studenti, perlopiù inconsapevolmente. La voce trova resistenza nel prodursi e la resistenza aumenta quanto più il soggetto preme, spinge, cerca in ogni modo di infondere volume, potenza, forza, estensione. Potrei dire una reazione uguale e contraria!! Più si schiaccia, si preme, si spinge, in qualunque direzione, più si suscita reazione da parte del nostro corpo. Lasciar scorrere, lasciar transitare il fiato-voce nel modo più semplice possibile, è la soluzione primaria. Ciò che ci frega è la fretta, la voglia spasmodica di sentire una voce rimbombante, piena, squillante, "lirica", assordante, tonante, estesissima, meravigliante. Dobbiamo colpire il prossimo con i nostri attributi vocali; se la nostra voce ci sembra semplice, piccola, banale, pensiamo subito di essere nella scuola sbagliata. Meglio il tipo che ci fa schiacciare, premere, allargare, alzare, affondare, tirare, ecc., e che in poche lezioni ci dà (l'illusione di avere) una gran voce. Pazienza se poi si passerà il resto del tempo a cercare (inutilmente) di porre rimedio ai danni che questi sistemi provocano. Si tratta di obiettivi da raggiungere: si vuole cercare di poter sfruttare il prima possibile le potenzialità, anche se molto probabilmente si andrà incontro a problemi e forse a una fine prematura della (eventuale) carriera o si vuole aderire a un progetto artistico, cioè cantare bene, cantare "vero", ma con molte incognite (sarò all'altezza, l'accetterò e sarò accettato, avrò pazienza...)? Si tratta di scelte di coscienza molto difficili e forse la prima scelta, alla fine, è comprensibile che sia quella preferita e preferibile.
In merito alle scelte di coscienza. Una delle cose che un profano nota ascoltando la performance di un cantante credo sia proprio questa: quanto il cantante è preoccupato del risultato, la sua tendenza a non dimenticare di essere un cantante, la sua difficoltà a stare dentro il brano che canta, la sua incapacità a lasciarsi portare dalla musica e dalle parole. Si nota nei talent show in tv come spesso i giovani danno il massimo, cercando di metterci anima e core, con tutta la forza, con tutto l'entusiasmo, dimenticando che la musica e l'arte non hanno bisogno di troppa enfasi. é ancora una volta l'ego che fa capolino nell'evento artistico. Il primo obiettivo è proprio smettere di chiedersi se si sarà accettato, in gioco c'è altro rispetto al nostro successo personale, c'è il messaggio, quello che il momento artistico vuole dire e comunicare, qualcosa che ci trascende, qualcosa di curativo, terapeutico, che va oltre noi stessi e che contribuisce (sembra molto idealista, ma altrimenti, perchè fare arte? per un inutile applauso che diventerà fischio il giorno che non sei in forma?) a rendere il mondo migliore.
RispondiEliminaottimo commento. Grazie
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