Translate

giovedì, maggio 16, 2013

Vocali e colori

Inizierò riportando una definizione da Wikipedia: "
Si definiscono colori primari il giallo, il ciano (una tonalità di blu) e il magenta (una tonalità di rosso), in quanto non ottenibili dalla mescolanza di altri colori della gamma cromatica dello spettro solare. [...] è comunemente riferito alla classificazione dei colori dello spettro solare scoperti da Isaac Newton: rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco e violetto. Ogni colore comprende tutte le sue gradazioni intermedie, ma la suddivisione dello spettro solare in sette è convenzionale e fa riferimento a motivazioni filosofiche, in particolare alla correlazione con le 7 note musicali, i giorni della settimana o i pianeti conosciuti allora.
Se i colori primari, giallo ciano e magenta, non si ottengono mescolando gli altri colori, i colori secondari derivano dalla mescolanza, a due a due, dei colori primari: giallo + ciano = verde
magenta + ciano = blu
giallo + magenta = rosso.

I colori terziari sono quelli che si ottengono sommando quantità diverse di due colori primari. All'interno dei colori primari e secondari vi sono tre coppie di complementari, formate da un colore secondario e dal primario rimasto fuori dalla composizione. Ad esempio, se giallo + ciano = verde, allora il verde è complementare del magenta. Questo tipo di coppie dà un effetto di massimo contrasto cromatico. Gli effetti delle diverse combinazioni sono stati teorizzati e sono normalmente usati nelle discipline grafiche."
Il motivo per cui riporto queste definizioni è abbinabile alla questione delle vocali "pure". Partiamo da un concetto: molte cose hanno luogo in relazione all'uomo; la musica non esisterebbe se non ci fosse l'uomo, ad esempio, e così pure la definizione di colori primari e secondari o vocali pure o impure, ma che a questo punto potremmo definire "primarie" e "secondarie" (le vocali senza l'uomo poi non esisterebbero in assoluto!). Una A, come una O o qualunque altra delle 5 (o 7 se, correttamente, separiamo la é dalla è e la ò dalla ó [ops! anche qui 7!!]) non ha, in sé, nulla delle altre vocali, mentre una ö, una ü o una ë, per fare alcuni esempi, comportano una sorta di mescolanza di due vocali. Precisiamo che non si tratta di una "nobilitazione" o valorizzazione di una vocale anziché un'altra, quindi non si tratta di dare un'importanza diversa ai diversi suoni, e di conseguenza a una certa lingua che fa più o meno uso di vocali primarie o secondarie, anche se può essere una discussione interessante, ma semplicemente di una questione di educazione vocale. Non si tratta, nello specifico, di purezza di forme, le forme si adattano alla richiesta, ma di volontà. Così come l'occhio e l'esperienza sono arrivati a classificare alcuni colori come primari, dimostrando facilmente che altri colori si formano con la sovrapposizione di quelli, orecchio-voce palesano che un fenomeno analogo avviene con le vocali. Spero di essere stato esauriente.

8 commenti:

  1. Salvo2:56 PM

    A proposito di colori, luci, vocali, suoni, inflessioni dialettali, canto... ecc.
    E'da alcuni anni che sto sperimentando il canto nel buio (il salto nel...buio). Provate a chiudervi in una stanza non troppo grande, nel silenzio assoluto ed al buio naturalmente.Provate poi ad emettere alcuni suoni (io me ne sono creati diversi) piccoli, semplici ed infine alcuni più impegnativi, lasciandovi guidare dall'orecchio... entrate senza paura (è difficile all'inizio) in contatto con la vostra voce cercando di prenderne conoscenza, senza "vergogna"... iniziate poi a produrre le vocali, così quasi per gioco senza un apparente colore, tutte 7 le vocali vi sembreranno "strane" (almeno così per me è parso qualche anno fa)... con il tempo ho iniziato grazie anche a questo esercizio a colorare la tavolozza e piano piano qualcosa è uscito fuori.

    RispondiElimina
  2. Salvo, hai scritto un post bellissimo, che condivido in pieno! Bravo!

    RispondiElimina
  3. Salvo6:14 PM

    Grazie a te Maestro, che con i tuoi insegnamenti, anche da lontano, hai saputo trasmettermi tanta sensibilità e conoscenza. Certo, sarebbe stato bello poter frequentare la tua scuola, anche se ho trovato il mio Maestro da cui ho appreso tanto e continuo ad apprendere nonostante la mia giovine età (53 anni), ma credimi, le tue parole, i tuoi insegnamenti... a distanza, sono di fondamentale importanza per chi come me è profondamente convinto dei principi della tua scuola, infatti nel mio piccolo cerco attraverso questi espedienti di prenderne atto sempre più, anche se molto probabilmente non potro mai assurgere al Canto Artistico come lo intendiamo... spero nella prossima vita...chissà Grazie.

    RispondiElimina
  4. Grazie; sarei molto lieto un giorno di incontrarti e scambiare un po' di chiacchiere... chissà!

    RispondiElimina
  5. Anonimo1:47 AM

    Mi trovo d'accordo, intuitivamente, sul discorso “colori primari vs colori composti”. In fonetica si parla di “vocali cardinali”.
    C'è un prima serie di “cardinalissime” (definizione mia), ovvero le posizioni articolatorie più distanti e contrapposte.
    1) Minima apertura e massima anteriorità: vocale /i/
    2) Minima apertura e massima posteriorità: vocale /u/
    3) Massima apertura e posizione centrale: vocale /a/
    Nota: in genere un fonetogramma prende in considerazione queste tre.

    C'è poi una seconda serie che divide lo spazio articolatorio in parti più o meno uguali, definendo quattro vocali anteriori
    /i/: italiano “vino”
    /é/: italiano “venti” (venti mila leghe)
    /è/: italiano “venti” (i venti del nord)
    /a/: italiano “casa”

    e quattro posteriori

    /ɑ/: inglese “far”
    /ò/: italiano “fosse” (le fosse comuni)
    /ó/: italiano “fosse” (vorrei che fosse così)
    /u/: italiano “luna”

    (ho usato lettere accentate ove possibile, al posto dei simboli fonetici)

    E sette di queste otto corrispondono (più o meno) alle vocali che abbiamo in Italiano. Istintivamente concordo con la tua definizione “una determinazione di colore e "allineamento" di forme”, ma penso che non sia determinato da un particolare stato “fisico” delle vocali in questione, bensì dal fatto che le abbiamo nel nostro orecchio come “naturali”.

    Ti faccio un esempio: a me richiede parecchio impegno fare una /ʊ/ (inglese “put”) o una /I/ (inglese “bit”). La mia sensazione è che quelle vocali siano su collinette, in equilibrio instabile. E rischio di cadere di qua o di là, verso le /u/ /ó/ /i/ /é/ che ben conosco.
    Penso che però le collinette siano nel mio cervello e che per un inglese lì ci siano delle pianure tranquille.

    Penso insomma che il concetto di "vocale pura" sia valido solo all'interno di uno schema linguistico, e quindi di origine culturale. Sia nel numero di vocali "base" che nel loro posizionamento "puro".
    In italiano abbiamo quelle sette, ma ci sono sistemi a cinque vocali, ad esempio lo spagnolo e il siciliano (cosa che poi si riflette negli italiani regionali meridionali estremi) in cui
    ci sono una sola "e", una sola "o" e ovviamente questo lascia anche più libertà alle chiuse "i" "u" che hanno più libertà.
    Quella che in italiano può sembrare una via di mezzo indecisa tra /ó/ e /u/ può benissimo essere una /u/ in un sistema a cinque vocali, perché mancando l'opposizione tra /é/ ed /è/ l'unica "e" è tendenzialmente più aperta.

    Insomma, in un altro schema le vocali potrebbero essere tutte in altre posizioni.

    Valerio

    RispondiElimina
  6. Anonimo2:25 AM

    >più libertà alle chiuse "i" "u" che hanno più libertà

    Volevo scrivere "che hanno più spazio per non confondersi con le intermedie", scusate.

    Valerio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bene, ti ringrazio per l'esauriente trattazione dell'argomento. Se si può essere complessivamente d'accordo, il mio discorso, coerentemente con tutta la poetica di questa disciplina, trascende l'aspetto fisiologico/scientifico. Così come dico che la foniatria e ogni altra tecnica vocale basata su osservazioni scientifiche, è difettosa, incompleta, inadatta a relazionarsi con un principio artistico e quindi gnoseologico, insisto sull'impossibilità di descrivere, concettualizzare e proporre in termini operativi la questione delle vocali. Come ho scritto nell'articolo, l'uomo è portatore di verità, allora la questione delle "abitudini" esula da questo concetto, come le dibattute diatribe sulla tonalità, ad esempio. Sono dell'idea che esistano sette vocali pure, e a queste si deve mirare per l'educazione esemplare, anche se l'obiettivo ultimo rimane il poter dire qualsivoglia colore o accento vocale e consonantico, quando serva, previa ulteriore educazione (se devo cantare in cinese dovrò impare la corretta pronuncia di ogni suono previsto nella dizione più corretta di quel paese). Anche le note sono infinite, anche nella gamma estrema di suoni intonabili, si è giunti a definire un La - su cui esistono studi molto approfonditi di carattere esoterico - che parta dall'uomo, non dall'esterno di esso.

      Elimina
    2. Anonimo12:55 AM

      Posso essere d'accordo sul fatto che la scienza non sia in grado di trattare l'arte nel suo complesso, ma non sull'impossibilità di trattare tutto ciò che riguarda l'arte.

      E nello specifico le vocali, secondo me, sono oggetti osservabili scientificamente.

      Elimina