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domenica, maggio 12, 2013

Forma ideal purissima

...della bellezza eterna, dice il Faust di Boito. Non v'è dubbio che una voce esemplare deriva da un insieme di forme ideali, equilibrate, morbide, mobili ed elastiche. Questo per quanto riguarda le forme interne, la cui mobilità è automatica, passiva e indiretta. La bocca esprime solo in parte volontariamente l'esatta forma di ciò che dice, la muscolatura esterna del viso contribuisce ad accentuare le espressioni di grazia, dolcezza, dolore, rabbia, ecc. Questo per ripetere ancora una volta, con parole diverse, un concetto eterno che è da ritenere fondamentale. Ora vorrei fare procedere con pensieri alquanto divergenti.Comincerò, per non allontanarmi troppo, dall'esame evolutivo dell'apprendimento del canto e sua stabilizzazione e maturazione. La forma umana, nei confronti di una voce artistica che può evocare l'idea più alta di libertà, può considerarsi come una corazza, come una prigione ove essa si trova a dover sottostare a lotte o compromessi per potersi manifestare, salvo alcune rarissime persone fortunate, che per caratteri ereditari, ambientali e per indole, hanno la possibilità di vivere la voce come un frutto da cogliere. Se la spinta verso l'apprendimento dell'arte è urgente, e sussistono condizioni favorevoli (in primis trovare un maestro capace), l'evoluzione educativa consisterà in una sorta di ascesa del "corpo vocale" da quello fisico (proprio come se da questo uscisse un altro sé stesso incorporeo), un graduale abbandono di quelle strutture: ossee, poi cartilaginee, quindi muscolari, e dai tessuti sempre più esigui fino a permanere un puro pensiero condensato nell'aria dell'ambiente. Salterò adesso a un concetto di forma ancora più distante. La forma di pensiero attinente il canto. Per molti è esattamente opposta a quello poc'anzi espressa, cioè consiste nello sprofondare in forme fisiche sempre più dure e rigide. Considerati quanti - tanti - oggigiorno si rivolgono a insegnanti anatomisti, meccanicisti, affondisti, cioè a coloro che non possono ammettere, non sanno, che possa esistere, realmente, una forma che non sia totalmente fisica. Siamo spesso tentati di definirli ignoranti, e certo lo sono, più o meno in buona fede, perché per arroganza, supponenza, pienezza di sé, non vogliono prendere in considerazione altre strade, ma talvolta perché non hanno avuto l'occasione di trovarle pur avendole cercate. C'è la speranza che la forma rigida del loro pensiero, arroccata e ingabbiata, presto o tardi inizi a sgretolarsi e a rompersi e anche per costoro inizierà una sorta di involuzione, rispetto le loro pratiche, che rivelerà il paradiso perduto.

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