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lunedì, marzo 03, 2014

"non accetto lezioni..."

Da qualche anno a questa parte leggo e sento sempre più spesso rimbalzare questa frase: "Non accetto [o: non accettiamo] lezioni da chi...". Ormai, come gran parte del frasario socio-politico, la frase credo abbia perso molto del suo senso, tant'è che l'ho sentita persino usare paradossalmente verso chi stava gestendo una situazione altamente positiva. Credo che la comunicazione stia diventando sempre più "sonora" e sempre meno sostanziosa. Dire con grande enfasi: "non accetto lezioni..." riscuote applausi e consensi indipendentemente da ciò che costituisce il contenuto dell'affermazione, basta che sia rivolta verso un qualunque "nemico" e che venga considerato tale da una pletora di seguaci. Se noi musicisti già siamo molto preoccupati del fatto che si ascolti sempre più "suono" che "musica", distaccando sempre più le persone dall'aspetto interiore, spirituale e di pensiero da quest'arte, figuriamoci come possiamo sentirci nel constatare che anche i semplici discorsi o frasi ottengono successo solo per il fatto di pronunciarle, cioè solo per il loro aspetto "sonoro" e non perché attengono a un significato o a una conclusione logica e condivisibile. Manca la volontà di ascoltare senza pregiudizi e con spirito di crescita, di discussione costruttiva, di obiettiva critica e serena ammissione di sbagliare, quando si sbaglia, evitando gli sbandieramenti quando si ha ragione.
Nel mondo del canto, per fortuna, non ho ancora letto affermazioni dal genere, però negli atteggiamenti ci siamo già arrivati. Ogni scuola si trincera nella sicurezza dei propri risultati, e perfino gli allievi anche alle prime armi già si lanciano in slogan e in incrollabili certezze nel percorso intrapreso. Da un certo punto di vista è anche giusto, ma non ci si può orientare correttamente se non si accetta il dialogo e non si prendono in esame diversi punti di vista. Se io sto contro un muro, non so se questo appartiene a una casa, una chiesa, una villetta o un grattacielo; avrò bisogno di allontanarmi un po' e avrò una dimensione più ampia, ma non può bastare ancora; avrò bisogno di allontanarmi ancora e magari alzarmi un po', in modo da avere una visione tridimensionale dell'oggetto. Nel canto non c'è nulla da vedere ma avrò bisogno di avere informazioni tali che mi consentano di esaminare il fenomeno da molti punti di vista. Molti allievi o addirittura cantanti fatti hanno domande che premono, ma non le pongono, hanno timore di rivelare proprie debolezze, di non aver capito qualcosa, così si tengono nell'ignoranza e, peggio ancora, cercano di darsi risposte - nel caso che qualcuno ponga a loro queste domande - raffazzonate, inventate, superficiali e talvolta persino grottesche. I grandi maestri non fanno che insistere con gli allievi sulla necessità di porre domande; Celibidache arrivava anche ad allontanare gli allievi che non facevano domande per un periodo di tempo che per lui risultava lungo. Certo, a volte è l'insegnante stesso a non mettere a proprio agio gli allievi; non basta dire "fate domande", bisogna poi aver la pazienza di rispondere anche se la domanda è sempre la stessa, è mal formulata, ecc.. In questo senso il blog credo che assolva una funzione mediatrice perché è possibile risalire ad argomenti fondamentali e ricorrenti. Anche il pregiudizio deve essere affrontato. Anche a me capitò di ascoltare frasi che mi lasciarono non del tutto convinto, e non mi sottrassi alla loro esternazione, ottenendo chiarimenti e quindi uscendo dalla logica del dubbio. Il valido insegnante non può aver timore di perdere alunni o "sentirsi attaccato" quando viene posta una domanda. Talvolta mi basta un atteggiamento, un'occhiata, per capire che l'alunno non è del tutto a suo agio, non comprende esattamente cosa sta facendo o perché, e sono io stesso a sollecitare la domanda, o a percepirla potenzialmente e dare quindi una spiegazione più approfondita. Insomma, ritengo che le lezioni si debbano accettare, almeno come atteggiamento - a meno che non siano chiaramente provocatorie o arroganti - ed eventualmente discusse. Se poi chi intende darle non si dimostra all'altezza, lo avrà comunque dimostrato e avremo la coscienza più tranquilla.

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