Mi sto rendendo conto che uno dei temi e termini fondamentali della nostra disciplina è coperto da una coltre di misconoscenza. Devo dire di essere rimasto attonito, nel fare un giro nella rete internet, all'aura di ignoranza (nel senso proprio del termine) che circonda questo termine, che viene spesso indicato come qualcosa di misterioso e incomprensibile. Fortunatamente esistono anche studi e approfondimenti interessanti e chiari, se pur in molti casi si possa verificare l'esistenza di un ambito terminologico un po' ambiguo. Da qui la mia preoccupazione sull'opportunità di definire meglio il campo ed eventualmente utilizzare termini di più sicura e chiara comprensione per tutti.
Intanto definire, ancora una volta, che "l'istinto di perpetuazione e difesa della specie", è quello cui facciamo sempre riferimento quando parliamo di educazione della voce umana. "Agire per istinto" talvolta può essere un'affermazione che allude a capacità divinatorie o profetiche. Non che questo argomento non c'entri e non sia trattabile, però attiene già a un campo più ampio di cui ci occupiamo a parte. Daniel Goleman nel fantastico libro "intelligenza emotiva", approfondisce da par suo tutto il discorso del funzionamento del cervello, però mi pare che citi raramente il termine "istinto", pur, di fatto, analizzandolo e spiegandone a fondo il funzionamento. Traggo da questo libro un passo: "Nell'arco di milioni di anni di evoluzione il cervello ha sviluppato i suoi centri superiori elaborando e perfezionando le aree inferiori, più antiche (la crescita del cervello nell'embrione umano ripercorre a grandi linee questa traiettoria evolutiva). La parte più primitiva del cervello, che l'uomo ha in comune con tutte le specie dotate di un sistema nervoso relativamente sviluppato, è il tronco cerebrale che circonda l'estremità cefalica del midollo spinale. Esso regola funzioni vegetative fondamentali come il respiro e il metabolismo degli altri organi; inoltre controlla le reazioni e i movimenti stereotipati. Non si può affermare che questo cervello primitivo sia in grado di pensare o apprendere; piuttosto si tratta di una serie di centri regolatori programmati per mantenere il corretto funzionamento e l'appropriata reattività dell'organismo, in modo da assicurarne la sopravvivenza." Questa descrizione calza perfettamente con una fondamentale definizione di istinto, anche se non è del tutto completa, e si va a integrare, almeno in parte, nell'evoluzione successiva: "Da questa struttura molto primitiva, il tronco cerebrale, derivarono i centri emozionali" e successivamente la neocorteccia, cioè il cervello "pensante". La parte emozionale del cervello è anch'essa parte integrante dell'istinto; i riflessi, le reazioni improvvise, la paura, la gioia, l'ira, ecc., sono quelle che definiamo anche volgarmente "reazioni istintive". Sull'argomento ha indagato a fondo anche il dr Paul D. MacLean, autore di importanti studi neuropsicologici. Egli divide in tre parti l'encefalo e individua in particolare: R-complex (o cervello rettiliano): si occupa dei bisogni e degli istinti innati nell'uomo; gli operatori rettiliani sono i seguenti: isoprassico, specifico, sessuale, territoriale, gerarchico, temporale, sequenziale, spaziale e semiotico.
Vediamo alcune definizioni trovate in rete: Wikipedia così si esprime: "L'istinto è un impulso di origine psichica o motivazione che spinge un essere vivente ad agire per la realizzazione di un particolare obiettivo, mediante schemi d'azione innati e, appunto, "istintivi". E' una definizione, a mio avviso, piuttosto vaga e che mi pare anche confusa. Leggendo il seguito della definizione, che non riporto, mi pare che la confusione aumenti. Riporto però questa riga: "Talvolta ci si riferisce all'istinto riferendosi ad intuizioni improvvise e senza fondamento che, per questo, appaiono innate ed "istintive": in questi casi si è soliti riferirsi a tali episodi con il termine "sesto senso". Qui si fa dunque riferimento a qualcosa di diverso dal comportamento, e che riguarda una "memoria" e capacità che si sogliono indicare come "extrasensoriali", "paranormali", ecc. e che ci possono riguardare, ma in una sfera più ampia, di cui non ci occupiamo al momento.
Mi pare, invece, ben esposto questo concetto in un libro di Jacopo Fo (Guarire ridendo): "L'istinto di conservazione è molto utile, ti permette di capire che c'è differenza tra te e il treno che sta per investirti (e che è meglio che ti sposti).
Si tratta di un meccanismo complesso che regola le nostre reazioni seguendo una procedura elaborata in milioni di anni. Sicuramente la miglior procedura, in caso di pericolo."; ma ancora, più avanti:
"- Il senso di unione col mondo
- la rinuncia al senso di colpa
- l'abbandono della tensione mentale
- la riapertura dei sensori del piacere
- il rilassamento muscolare
GETTANO NEL PANICO L'ISTINTO DI SOPRAVVIVENZA
Non che sia cattivo, è solo stupido.
Devi prenderlo con calma e spiegarglielo.
Diglielo: «Senti tu, testa di zanzara, ma lo sai che ci sono altri Istinti di Sopravvivenza più gentili e più intelligenti di te che sono meno assillanti?" Molto acuto, ma non so come prosegua.
Da L'istinto e la ragione, Università di Teramo: "... il nostro cervello è costituito da un’insieme di cervelli “diversi”. Esiste un cervello “primitivo”, che governa le funzioni vitali come il battito del cuore, la respirazione, la pressione sanguigna e l’equilibrio, ed è comune a tutti gli esseri viventi. Poi c’è un secondo cervello, dove si generano le emozioni e in cui governa l’istinto. Il terzo cervello, quello che si è sviluppato più recentemente nel corso dell’evoluzione dell’essere umano, è invece la parte capace di pensare..."; mi ritrovo abbastanza in questa definizione, abbastanza vicina, seppur inespressa, a Goleman.
Leggo spesso che determinate capacità sono istintive, ma le perdiamo o dimentichiamo crescendo. Non è una corretta osservazione, perché l'istinto non si può dimenticare o perdere, essendo fissato in noi. Se è realmente qualcosa di istintivo è da considerare che questa "dimenticanza" o perdita, è insita nell'istinto stesso, cioè è qualcosa che è legato a una certa età, e sparisce col tempo. E' quindi anche errato ritenere che i comportamenti istintivi siano fissi e indipendenti.
Dalla presentazione del libro "l'istinto" di Osho, traggo questa sintesi: "l’intelletto usa tutta la propria astuzia nel creare prima le domande e poi le relative risposte; inoltre continua a far scaturire da quelle risposte altre domande e altre risposte. È in grado di costruire palazzi di parole, sistemi di teorie; ma tutto questo non è altro che aria fritta. Il corpo non può fidarsi del tuo intelletto, poiché il suo compito è vivere. Ecco perché le funzioni essenziali del corpo sono tutte nelle mani dell’istinto: la respirazione, le pulsazioni cardiache, la digestione del cibo, la circolazione del sangue; nel tuo corpo accadono mille e un processo ai quali non partecipi affatto. [...] La natura ha affidato all’istinto tutte le funzioni essenziali del tuo corpo e ha lasciato a te tutto ciò che può dare un significato alla tua vita… poiché il vivere in sé, il semplice sopravvivere, sarebbe insignificante. [...] i poeti, i pittori, i musicisti, i danzatori, gli attori, sono tutte persone irrazionali. Creano tantissima bellezza, sono grandi amatori, ma sono assolutamente disadattati in una società costruita dall’intelletto: nella vostra società, gli artisti sono considerati praticamente dei paria, un po’ folli, dei tipi fuori di senno. Nessun genitore desidera che uno dei suoi figli diventi un musicista, un pittore o un ballerino; tutti vorrebbero che i figli diventassero medici, ingegneri o scienziati: queste sono le professioni che rendono. La pittura, la poesia, la danza sono professioni pericolose, rischiose: potrebbero ridurti a mendicare, a suonare il flauto per le strade. [...] Purtroppo la tua mente, il tuo cuore e il tuo corpo sono in conflitto tra loro, pertanto tu stai sprecando tutta la tua vita in questo conflitto; una perenne lotta tra l’istinto, l’intelletto e l’intuizione! [...] noi viviamo sotto le minacce dell’intelletto, poiché esso ha dato un potere enorme alla scienza; ma quel potere è in mano a bambini, non ai saggi. L’intuizione rende saggi." Molto interessante, e ci ritrovo molti spunti di condivisione, però anche lui non sembra prendere in considerazione il conflitto tra l'istinto e la promozione conoscitiva, forse perché anche lui non ha "intuito" (ahi, ahi) che l'istinto è un'intelligenza, non solo un programma fisso, ma usa delle strategie per compiere la sua opera; saranno semplici e rozze, ma le ha e le usa.
Da "pillole di saggezza" traggo questa definizione: "Il contenuto intellettuale dell’istinto animale o umano è come il programma software di un computer, che tramite le sue istruzioni, è in grado di gestire tutte le periferiche previste, ma solamente nell’ambito per cui è stato progettato. Quando avvengono delle situazioni non attese, la reazione incontrollata potrebbe non essere conforme e può creare dei danni."; interessante e ci ritroviamo la nostra visione del canto, ma sempre a patto di considerarlo non come già appartenente all'istinto.
"L'attributo di istintuale spetta solo a quei processi inconsci ed ereditari, che si manifestano uniformemente e regolarmente. Nel contempo essi devono recare i segni di un'indefettibile necessità, cioè possedere una natura riflessa del tipo indicato da Herbert Spencer. Questi processi differiscono dai semplici riflessi senso-motorii solo per la maggiore complessità. (Carl Gustav Jung)".
"L'uguaglianza degli istinti è una parentela tra gli uomini. (Alphonse de Lamartine)"
"La voce dell'istinto, cui l'animale selvatico, nello spazio vitale in cui si trova naturalmente collocato, può ubbidire senza freni, perché essa lo consiglia sempre per il bene dell'individuo e della specie, nell'uomo diviene anche troppo spesso fonte di suggestioni perniciose, ed è tanto più pericolosa in quanto ci parla nello stesso linguaggio in cui ci si manifestano anche altri impulsi, ai quali ancor oggi non solo possiamo, ma dobbiamo ubbidire. L'uomo è quindi costretto a vagliare alla luce del pensiero concettuale ogni singolo impulso [...]. (Konrad Lorenz)"
La cosa interessante è che mentre sul piano strettamente scientifico il campo appare piuttosto lacunoso e instabile, i filosofi ci hanno sguazzato in lungo e in largo con studi davvero sorprendenti (in particolare direi quelli di Lorenz, che si sono ampliati all'epistemologia evolutiva (e gnoseologia)). Questo non è sorprendente, in fondo. Mentre risulta non facilissimo dare una sede e un quadro definitivo, incontrovertibile, di una serie di comportamenti e attività quanto mai "inafferrabili", complessi e sfuggenti all'analisi e allo studio medico, risultano invece quanto mai stimolanti sul piano del pensiero, in quanto ci portano a chiederci perché esistono e come fanno a esistere questi istinti comuni a gran parte degli esseri viventi se non si ammette l'idea di un "costruttore". E non per nulla anche il m° Antonietti si trovò a dover spiegare gnoseologicamente - non il canto ma - il tragitto di acquisizione artistico del canto. E si rende necessaria anche un'esplorazione su ciò che è stato detto in merito ai "sensi", loro nascita, evoluzione, sviluppo, regresso, ecc.
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