8) l'altra metodica, più rara, per superare le insidie reattive dell'organismo consiste nell'assecondarle. Può sembrare strano, ma produce effetti migliori. Non contrastando la risalita del diaframma e del fiato, non se ne sollecita l'irrigidimento e il rafforzamento, per cui si può fare affidamento su un canto più espressivo e morbido. Naturalmente anche qui abbiamo i ...ma! Escludendo, come è necessario fare, i casi di fenomeni vocali naturali, in cosa consisterà la tecnica per arrivare a cantare? Gli aspetti da approfondire sono: intensificazione del centro, salita alla zona acuta, precisione della pronuncia. Come si può intensificare, arricchire il centro della voce se non si fa leva sul "peso" vocale? Si può obiettare che se la voce "risuona" non è necessario aumentare il peso. La cosa ha del vero, ma una voce teatrale richiede un bagaglio espressivo di ampio spettro, per cui è necessario inserire accenti e carattere, il che non passa inosservato all'istinto. Il mantenere volontariamente una postura "rilassata" affinché la gola resti aperta - questo in sintesi il principio - non è poi tanto meno macchinoso e innaturale che premere verso il basso. Il punto più delicato però riguarda la pronuncia. Pronunciare con esattezza e precisione ogni sillaba, ogni vocale, ogni parola e ogni frase, determina un peso. L'articolazione, per poter dar adito dettagliatamente a ogni fonema, deve poter compiere importanti movimenti, i quali non collimano con una generica sensazione o posizione di gola aperta. In fondo non è molto diverso da quanto fanno e facevano anche in passato molti insegnanti che suggerivano di cantare tutto pensando "A" o di sbadigliare, ecc. La questione, poco più o poco meno, riguarda sempre l'impossibilità di emettere con sincera volontà l'intero spettro vocalico. Il voler mantenere razionalmente rilassata la gola, porterà poi a non capire più quando il suono è dentro o fuori! Ma c'è una questione importante ancora in sospeso, e cioè l'agilità! Come è possibile sillabare rapidamente o emettere in rapida successione scalette, volatine, arpeggi su sillabe o vocali? Il rischio di attaccare tutto basso - e facilmente calante - è perennemente presente. Gli acuti, poi, come già si diceva, vanno necessariamente indietro, non potendo contare su un diaframma "domato". Non è poi per niente chiaro come, con questa metodologia, si possa affrontare l'unione dei registri. In genere i fautori del canto "naturale" prediligono la respirazione costale o toracica, il che può portare a uno sviluppo qualitativo del fiato, ma se l'alunno viene iniziato presto a questa tecnica, può anche andare incontro a spoggio o a nasalizzazione del suono da cui diventa difficile uscire.
9) siccome non riesco a dividere l'ultima parte, farò riferimento alla stessa mappa anche per quanto riguarda l'ultima tecnica di cui mi occupo e che descrivo. E' oggigiorno, credo, in assoluto la più utilizzata, e non adotta una mirata strategia che contrasti o assecondi la reazione. Si definisce genericamente "appoggio in maschera" e, a seconda degli insegnanti, può andare nell'una o nell'altra direzione o addirittura in entrambi i sensi. La tecnica di "immascheramento", tanto cara al fu Celletti, privilegia le immagini verso la parte superiore del corpo, in particolare la testa, andando a creare una confusione spaventosa nella disamina dei registri. Il ricorso sistematico a figure e luoghi anatomici alti, porta facilmente la voce a spoggiarsi, specie se accompagnata da una tecnica respiratoria toracica. Questo causa fondamentalmente restringimento della glottide, quindi suoni palesemente ingolati, indietro - specie gli acuti - inespressività, impossibilità di corretta pronuncia - la bocca il più delle volte viene "tagliata fuori"! - impoverimento reale a vantaggio di "rumori" erronamente intepretati per armonici e risonanze. E' stata una tecnica tipica del 900 dovuta in gran parte alle prime elucubrazioni foniatriche, oltretutto mal o poco capite. L'idea della "maschera" porta anche molto spesso a suoni nasali. L'unica possibilità che si è un po' più sviluppata con questo metodo, pur con tutte le riserve possibili, è la possibilità della coloratura leggera. Anche con questo metodo non è possibile raggiungere una piena fusione dei registri, e tutta la vocalità risente di meccanicismi e movimenti volontari dei muscoli che tolgono ogni verità interiore alla voce.
Non ho preso in considerazione le recenti scuole di derivazione foniatrica. Vedrò se aggiungere in seguito. Per adesso credo di aver impostato un quadro sintetico ma completo della storia della vocalità tecnica perlomeno dell'ultimo Secolo. Ora affronterò il discorso della disciplina, cioè la nostra strada, dopodiché vedremo se e come sviluppare questa trattazione.
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