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sabato, dicembre 01, 2012

Le masse contrapposte

Una domanda la cui risposta mi è sempre stata un po' difficile da esprimere, è stata quella relativa alla sensazione di "tubo vuoto" che si prova quando il suono è veramente libero. Non v'è dubbio che l'aria mette in vibrazione le corde vocali e che "al di là delle corde", se tutto va bene, non abbiamo più aria polmonare, ma suono. Tempo fa ci fu una critica secondo la quale l'idea del tubo unico, in contrapposizione a "tubo spezzato", che ho richiamato più volte come grave difetto, era un'idea poco credibile. Per me l'idea che un risultato artistico sia poco facile da provare o esemplificare scientificamente è un fatto secondario, sia ben chiaro! Oggi posso esprimere la spiegazione di questo risultato. Se noi poniamo la laringe come punto medio di un "tubo" (lo metto tra virgolette perché è una forma solo in parte assimilabile realmente a un tubo), noi sappiamo anche che, in condizioni ottimali, da una parte c'è aria, dall'altra c'è suono. Sappiamo che l'aria necessita di una certa pressione per mettere in vibrazione le corde vocali, sappiamo che, a seconda delle caratteristiche anatomiche del soggetto e della volontà di emettere un determinato suono (alto/basso-chiaro/scuro-piano/forte, ecc.) il suono presente dall'altra parte del tubo, avrà a sua volta una certa pressione. Ci troviamo in presenza, pertanto, di due masse contrapposte ognuna delle quali con determinate caratteristiche fisiche e ognuna in strettissima relazione col mezzo che le divide (mezzo in senso ampio!). Se noi consideriamo, come E', che la laringe non è uno strumento fisso ma mobile (e la stragrande maggioranza di cantanti e insegnanti non si pone la domanda sul perché è mobile e come questa caratteristica può riflettersi sul canto); possiamo quindi assimilarla all'ago di una bilancia o una pallina immersa in un liquido, ove le caratteristiche di peso specifico facciano sì che essa non galleggi e non vada a fondo ma resti sospesa circa a metà. Quando questa straordinaria condizione di massimo equilibrio ha luogo, cioè la laringe non risulta più né premuta dall'aria sottostante né dal suono (o dai muscoli) sovrastante, si genera una sorta di annullamento della membrana che divide le due parti, la bilancia, diciamo così, è in perfetta parità, e la sensazione è quella del tubo unico.
Alcune osservazioni: 1) in primo luogo è chiaro che questa condizione è del tutto inimmaginabile e irraggiungibile volontariamente; 2) non esiste alcuna "posizione" da provare o mantenere per riuscire ad avvicinarsi a questa condizione; più ci si prova volontariamente, più ce ne se allontanerà; 3) la foniatria e le scuole di matrice foniatrica sono più lontane di altre da questa espressione artistica; 4) l'affondo è esattamente l'opposto di questa risultante, sbilanciando tutto a favore della massa sovrapposta - muscoli e suono; 5) ciò che qualifica la massa sonora è la pronuncia o parola, quindi se non si perfeziona la parola la massa sottostante - l'aria - sarà sempre esorbitante, cioè saremo sempre in balia della spinta dell'aria, la quale, sollevando la laringe, creerà spoggio del suono; 6) il rilassamento dell'apparato è una condizione indispensabile affinché la laringe "galleggi", ma anch'essa non è una condizione sufficiente e soprattutto non è efficace se non è legata alla pronuncia perfetta, che necessita di un'ampia articolazione e di una relazione di questa col fiato; 7) bisogna considerare che allo stato "naturale", ogni soggetto è in balia di forze istintive non controllabili volontariamente. La Natura non ci può aiutare perché il canto non è compreso, non ci serve a vivere e sopravvivere, non ci è di alcun aiuto (contrariamente al parlato e al gridato, che invece lo sono), anzi è avversato perché tenta il "raffinamento", la commutazione, del fiato e del suono per fini sovra naturali. Queste forze, che ci sono sempre, in ogni soggetto, per quanto in misura anche molto differenziata, squilibrano sempre le masse, il più delle volte a favore del fiato - che vuole uscire - e questo crea i noti e universali difetti di laringe troppo alta, spoggio, impossibilità di emettere acuti, mandibola inchiodata (cioè difficoltà ad aprire la bocca), suono nasale, rigidità del collo, rigidità toracica, lingua alta o "a turacciolo" o in posizioni assurde. Tutti questi difetti e queste situazioni sono inamovibili volontariamente se non si prende coscienza di ciò. Purtroppo moltissimi non solo non hanno questa coscienza, ma addirittura la negano e si oppongono cercando altre strade, possibilmente più meccaniche e meno "cervellotiche". Questo fa parte della Natura umana, e c'è poco da fare; l'umiltà è la sola via che può condurre a comprendere come siamo fatti, come funzioniamo e quindi come possiamo far sì che si sviluppino le condizioni per elevarsi a livelli artistici superiori, altrimenti si canterà, sì, non è impossibile, ma sempre meccanicamente, rozzamente, "naturalmente" dove la natura ci asseconda nel grido, nel suono neutro, privo di articolazione, privo di significato, di emozione, bellezza, verità, splendore e profondità. A quasi tutti basta, anche se molti avvertono il senso di incompletezza, di manchevolezza, di squilibrio, di discontinuità, di disuguaglianza, che nella maggior parte dei casi cercano di "coprire" o risolvere omogeneizzando il difetto, che è la strada più semplice. Si può capire che le difficoltà molte volte inducano allo sconforto, alla resa; da soli è impossibile, e girare in lungo e in largo e sentire solo parole senza coscienza, senza reale padronanza - il che molti fortunatamente l'avvertono - non può che portare a lasciar perdere o a prendere il meno peggio, dopodiché spesso... ci si abitua.

2 commenti:

  1. Salvo4:55 PM

    Trovo questi ultimi post davvero fondamentali!
    Togliere, pronunciare correttamente, il "tubo vuoto e unico", ma quello che trovo essenziale è il superamento, il convincimento, l'autodisciplina del nostro istinto che non va "violentato" secondo me, ma assecondato, aggirato. Il nostro istinto, secondo me, deve convincersi di non reagire perchè non c'è nessuna minaccia da contrastare, al contrario... (anche se poi c'è l'impegno assiduo, costante,del nostro fiato che deve modellare e convincere tutta la muscolatura e quindi il nostro istinto che non c'è pericolo ma beatitudine, non c'è ansia ma quiete e che il fiato è la giusta terapia per ottenere questi benefici insieme alla pronuncia e atutti gli altri accorgimenti.)Insomma, detto napoletanamente, l'istinto...l'avimmo fà fesso e contento! Questo però può e deve accadere solo se tutte le parti con cui dialoga il nostro istinto si adoperano per creare il giusto ambiente per una sua corretta gestione. Il "grido" può diventare un soffio soave che si libra negli spazi infiniti... dove troveremmo il M. Antonietti:"E' tanto dolce spaziare nel vero, quanto è amaro spaziarvi da soli". Un caro saluto a Fabio e grazie per quello che ci trasmetti.

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  2. Grazie. Preciso: l'istinto non va violentato (ed è ciò che si fa nella maggior parte delle scuole, senza saperlo) per una ragione essenziale: è imbattibile! Ogni volta che riteniamo di aver vinto, lui si ripresenta e chiede il conto! La forza della gioventù può tenerlo a bada per qualche tempo, ma appena superata l'età beata beffardamente lui avrà la meglio. Dunque è una lotta impari, e l'unica soluzione ragionevole ed efficace per arrivare ad esprimere un canto artistico, consiste nel farcelo alleato, ovvero far diventare il canto una esigenza istintiva da salvaguardare, o ancora, un nuovo senso, una seconda Natura.

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