Posto alcune linee dal tema : "immagine di sè"
Dunque noi abbiamo, nel canto, una situazione del tutto analoga, anche se assai meno drammatica e importante per la vita (anche se non è poi detto; per alcuni l'esigenza artistica è talmente urgente e vitale da portare alla follia, alla disperazione, alla morte). L'ego, vuoi di derivazione parentale che nostro, ci crea difficoltà di accettazione, perché temiamo di non poterci rappresentare al pari di una delle voci mitizzate che vanno per la maggiore. Naturalmente è una falsa immagine; si può essere anche migliori, ma si ha paura di fallire, o si può essere inferiori, e ci vorrà un lavoro enorme per poter migliorare o non ci sarà niente da fare. Il fatto è che, nel timore, la maggior parte delle persone che si avvicinano al canto lirico oggigiorno, pensando di non essere accettate, deformano la propria voce e le mettono la maschera (ma guarda che combinazione...!), ovvero si inseriscono in quella condizione di imitazione di uno stereotipato suono "lirico" che può dare l'impressione di un "bel canto", essendone, invece, agli antipodi. E anche sull'ultima frase ci ritroviamo: maggior investimento energetico (spinta, muscoli, movimenti cartilaginei volontari, torchio addominale, ecc.) a scapito di bellezza, amore, espressività, sincerità. C'è poi un'altra questione, di cui mi pare di aver scritto in passato: la voce CI rappresenta, quando è sincera, vera, nostra; anche questa sincerità ci angustia, ci fa vergognare (chissà di che!), ci fa sentire fragili e ingenui. Meglio un bel suono trombonesco, carico di rumore, che sotterra tutte le nostre paure, le nostre debolezze, i nostri sensi puri, freschi, vitali. La voce imitata, gonfiata, è una voce "morta", senza sentimenti. Ascoltate le voci dei grandi cantanti del passato, Toti, Gigli, Pagliughi, Schipa, Lauri Volpi come esprimevano CON LE PROPRIE SEMPLICI VOCI l'universo emotivo umano.Come si forma l’immagine? [...] Gli aspetti egoici (dei genitori) generano ferite d’amore, per superare le quali il bambino deforma se stesso, creando un’immagine, nell’illusione di poter ricevere amore: “così come sono non posso essere amato, devo essere diverso” Alienazione da se stesso = maschera di sé attraverso la quale posso ricevere amore. Qualunque attacco alla maschera è un pericolo di vita; proteggere la maschera = maggior investimento energetico, a scapito di amore e creatività
All'inizio dei miei studi come ben sai venni classificato baritono solo perchè il "mio pensiero" principale era quello di dimostrare il mio vocione... (e i pseudo maestri plaudivano il vocione classificandomi baritono...,) io che ero e sono fondamentalmente timido, vergognoso. Avevo una paura di dimostrare la mia "vera natura" gentile, chiara, (preciso ma solo per "precisare"-non sono omofobo-che sono eterosessuale...)anche se di fatto ho dei centri molto belli, curati. Con il tempo e grazie ad un vero Maestro, ho disciplinato il mio istinto e soprattutto ho capito (almeno penso di aver capito) l'essenza del canto: la genuinità,l'umiltà, la consapevolezza che per costruire bisogna accettare "dignitosamente" ciò che davvero hai dentro, senza paure. Sarà poi la semplicità stessa a darti una mano, a condurti nel "mare galleggiante", dove la voce non è dimostrare ma essere perchè è lì, e sempre stata lì, bisogna "solo" aprire delle porte che difficilmente apriremmo perchè invasati da tante distrazioni... Corriamo spesso dietro falsi miraggi che non sono nostri, non appartengono al nostro essere, ma "devono" invece prenderci perchè è solo ignorando che si fatica meno... è solo prendendo strade "roboanti" che si raggiunge "la meta"... quella falsa però!
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