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venerdì, dicembre 14, 2012

"Canto quel motivetto che mi piace tanto..."

Capita frequentemente che in teatro o in sala da concerto, quando il pianista o l'orchestra o il cantante inizia un brano particolarmente celebre qualcuno si metta a canticchiare, e qualcun altro si irriti e zittisca o semplicemente si scandalizzi e faccia qualche movimento per manifestare il proprio disagio e fastidio. Questo è più che normale. Vediamo un attimo perché. Spesso coloro che fanno ciò sono persone con una cultura musicale piuttosto modesta (o molto modesta), conoscono giusto quell'aria e ci tengono a farlo sapere, ma è una questione di socializzazione, cioè manifestano che nonostante la loro scarsa conoscenza della materia, in quel punto si aggregano, fanno parte della comunità, si sentono finalmente integrati e felici e non tagliati fuori. In teoria andrebbero compresi e bisognerebbe sorrider loro per far capire che sono i benvenuti, finalmente, nell'ambiente, e occorrerebbe dar loro una sorta di regolamento implicito che prevede il silenzio durante le esecuzioni perché occorre ascoltare cosa succede in palcoscenico. Certamente è più tollerabile questo dei "uuuhh, che bello!" e tutti i commentini e commentoni su ciò che è avvenuto o sta avvenendo o sta per avvenire. C'è però anche un altro possibile motivo per cui si canticchia, e questo può venire anche da persone assai meno sprovvedute e più colte, ed è quando "l'interpretazione", cioè l'arbitraria esecuzione, si discosta da quella dell'ascoltatore in modo così ampio da provocarne l'intervento. Alcuni, più rozzi e spavaldi, possono arrivare a fare commenti ad alta voce: "sei stonato", "è troppo lento", arrivando anche a frasi ingiuriose o sarcastiche. Non sono meno irritanti delle manifestazioni di giubilo e fanatico entusiasmo verso artisti, diciamo così, che sono riusciti a raccogliere attorno a sé questi gruppi di ciechi e sordi adulatori mitizzanti senza aver alcun motivo oggettivo per arrivare a simili manifestazioni. Ovviamente tutte queste pratiche, che fanno molto teatro e piacciono anche per la vivacità che insinuano nella vita teatrale, fanno quasi tutte capo all'ego, al senso del giudizio e del narcisismo. Farsi vedere, farsi sentire, autocompiacersi ed esaltarsi per diventare qualcuno in mezzo alla massa, non esercitando competenze ma illudendo sé stessi e gli altri che urlando o sparando giudizi si è qualcuno, si conta, si può anche avere potere. Frequentemente, infatti, queste persone arrivano a conoscere alcuni celebri cantanti, li frequentano, danno loro del tu, gli telefonano, ecc. ecc. (quasi sempre in presenza di altri), li invitano a feste e a concerti, ecc. Dall'altro lato bisogna dire che molti musicisti tendono a sopportare e talvolta incoraggiano persino queste manifestazioni che possono risultare utili per accrescere la celebrità. Con facebook poi tutto questo ha preso a ingigantirsi. Qui si incrociano: educazione scarsa o nulla, incompetenza, arroganza, esaltazione egoica, superficialità, complicità con i presunti artisti ("patto scellerato"), e il tutto spesso incoraggiato e iniziato, addirittura, dagli insegnanti! Ma il tragico è che chi vuole percorrere strade oneste, sincere, serene, spesso - o sempre - deve confrontarsi con simili bestialità! Ci vuole tanta pazienza e molta meditazione per trasformare positivamente i messaggi negativi che raccoglie.

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