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venerdì, gennaio 09, 2015

"... il linguaggio dell'amor."

In "vaga luna" di Bellini, il protagonista chiede alla luna di inspirare agli elementi il linguaggio dell'amore. E' cosa che dovremmo imparare a far tutti. Il linguaggio dovrebbe accomunare e creare legami e condivisioni, invece è più quel che divide e crea conflitti.
Quante volte abbiamo sentito affermazioni del tipo "il mio maestro dice di parlare a bassa voce se no mi rovino la voce"; oppure "il mio insegnante dice che non devo fare note di petto - o di falsetto - se no mi rovino la voce". Di questo passo potrei scrivere una Treccani, ma penso anche molti di coloro che leggono. E' ignoranza? E' superficialità? E' pressapochismo? Malafede? Può darsi, ma non voglio emettere giudizi. L'analisi e qualche studio interessante mi hanno portato a considerare che certo tipo di linguaggio non è solo frutto di aspetti negativi, ma soprattutto di scarsa consapevolezza e quindi di un coinvolgimento in una sfera sociale che tende a creare categorie e dualismi. Il dualismo e le categorie, in sostanza, quali sono? Chi esercita (o vorrebbe esercitare) il potere e chi lo subisce. Il potere dovrebbe essere esercitato nella prospettiva di un bene comune; non starò a commentare, non è tra gli scopi di questo blog. Però anche chi insegna, in ogni ruolo, si sente investito da un potere e lo esercita. Il modo per esercitare il potere passa attraverso il linguaggio. Ipse dixit! l'ha detto lui! Se l'insegnante si rende conto che può dire qualunque cosa e che viene "bevuta", è finita. Detiene il potere. Se qualcuno fa troppe domande, mette dei se e dei però, è un "cattivo allievo", è un ribelle, non ascolta, non segue le regole, lo si può anche cacciare o comunque mettere in "malavista", come dice Basilio. Come mi e ci hanno insegnato i veri maestri, l'apprendimento passa attraverso le domande! Mettere in discussione le affermazioni di un insegnante non è una mancanza di rispetto (ovvio che va fatto nei modi corretti), ma denota una volontà di imparare e di non avere "buchi". Dunque, senza un atteggiamento contestativo, senza arroganza, pretese e provocazioni ma anzi con una volontà positiva e pacifica, fate sempre domande! Bisogna anche un po' pensarci e prepararsele; lo so che non è facile, anche per questo ci vuole un po' di impegno e di volontà, ma fatelo! Non date per scontato che quanto vedete scritto dai cosiddetti maestri o quanto vi dicono sia verità (magari dicono pure: diffidate da chi vi parla di verità). Certo, può darsi, ma ciò che loro propinano non è esposta con lo stesso criterio? Allora la differenza è solo nel pronunciare la parola verità, ma poi nei contenuti si tende egualmente ad affermare delle verità, solo che si può avere il coraggio di dirlo oppure farne strumento di opposizione (e rieccoci al linguaggio del potere, in questo caso utilizzato per smontare le argomentazioni di chi si oppone a un potere che travalica i propri limiti a fini personalistici).

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