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giovedì, gennaio 15, 2015

Il trattato - respirazione - 14

Proseguiamo nella pubblicazione "a rate" del trattato del m° Antonietti; siamo al cap. II: respirazione.
E’ vero che col metodo dell'Antica Scuola Italiana, giustamente inteso, si ottengono migliori risultati con minor dispendio di forze, perché questo risultato consente un completo dominio sul principio di ogni atto respiratorio che non ha e non può avere un oltre, così come è vero che il contrasto tra il Mackenzie e il Mandl è a favore del primo, perché Mandl sosteneva la respirazione diaframmatica come unica, migliore ed insostituibile in contrasto con quella della Antica Scuola Italiana. Ma questa inconciliabilità è dovuta ad una non approfondita analisi delle due tesi, perché la ragione sta da entrambe le parti. E tralasciando il non felice consiglio del Mackenzie di studiare attirando la parete addominale anteriore leggermente in dentro, intesa a filo delle semicoste e non come depressione dello stomaco, la felice conclusione che con il metodo della Antica Scuola italiana si ottiene un miglior risultato con un minor dispendio di forze e l'ostinata convinzione di Mandl che la respirazione principe, migliore e indiscutibile, è quella diaframmatica, la verità di entrambi sta nel fatto che se la respirazione non viene trasformata in Arte, il canto e tutti i consigli che si possono dare in questo senso non possono che generare grande confusione. Ed è ciò che è avvenuto e che ancora avviene in tutte le scuole di canto. 
In questo brano forse è saltato un periodo in fase di stampa: la ragione di entrambi sta nel fatto che l'una è l'integrazione dell'altra. Sul concetto si tornerà più avanti.

Se non si conquista l'arte della respirazione e se l'allievo, anche in possesso di una bella e potente voce, non la educa secondo i canoni e le norme che regolano e conducono alla conquista dell'arte della respirazione, rendendosene pienamente cosciente, cioè padrone assoluto della respirazione atta al Bel Canto, non potrà mai - ripetiamo MAI - far sì che i doni naturali, per quanto eccellenti, possano produrre gli effetti da noi auspicati, perché si produrrà sempre un canto che si può dire pressoché sgradevole. Nella migliore delle ipotesi ci si troverebbe sempre di fronte ad un canto che non potrà mai considerarsi esemplare, perché se per esemplare intendiamo una certa gradualità tecnica propria di un organo più o meno felicemente dotato, noi non avremo che un tentativo di imitazione, che non può che portare a risultati mediocri. 
Non c'è molto da commentare, salvo far rimarcare che con arte della respirazione si intende una condizione respiratoria che ben poco ha da spartire con quella fisiologica quotidiana. E' un processo di sviluppo lento e straordinario, legato strettamente alla vocalità, quindi da non intendersi staccato, indipendente da questa.

Escludiamo nella maniera più assoluta che i foniatri siano degli artisti e che conoscano il metodo che conduce a quell'Arte che loro non possono conoscere. Noi siamo dell'avviso che nessuno potrà mai insegnare ciò che egli stesso non sa fare.
due concetti, non necessariamente concomitanti in un solo soggetto: chi non sa fare - in questo caso cantare - non può insegnare; una conoscenza scientifica degli apparati preposti alla fonazione non sminuisce la portata di quell'affermazione, quindi anche i foniatri, o comunque esperti nella anatomia e fisiologia, dovrebbero astenersi non solo dall'insegnare, ma anche semplicemente dare consigli sul canto.

3 commenti:

  1. salvo4:13 PM

    Caro Fabio,
    sto preparando questo duetto:

    http://youtu.be/9d2gzmUo49s

    e per diletto, senza nominare gli artisti, ho fatto ascoltare questo pezzo ad 13 persone..... 3 maestri di canto lirico, 5 allievi di canto lirico (1 bar. 2 ten.2 sop.), 3 artisti affermati ....(2 ten 1 sop), un direttore d'orchestra, 1 violoncellista.
    Il pezzo è piaciuto tantissimo solo al violoncellista ultra sessantenne che conosceva l'Artista.
    E' un ulteriore conferma dell'ignoranza che ci pervade intorno o che cosa?

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  2. Diciamo pure ignoranza, pressapochismo, egocentrismo, superficialità, indisponibilità ad un ascolto attento e consapevole. Si potrebbero, poi, fare due valutazioni: il brano e l'esecuzione. Sul brano si può anche sollevare qualche perlessità; chi ama un genere decisamente classico potrà trovare questo duetto puerile, sempliciotto, chi ama un genere più moderno lo troverà obsoleto, poco ritmato, ecc. Tutte opinioni personali. Sull'esecuzione direi ci sia poco da dire, specie per quanto riguarda Schipa, che però non fa la voce grossa, non ingola, non "timbra", troppo semplice per orecchie piene di rumori immondi...

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  3. Mah, il repertorio che io prediligo è altro, ma non per questo potrei negare la bellezza di questo duetto. Ho imparato a non dare ascolto alle opinioni personali, che spesso non sono altro che fisime feticiste, degli appassionati.

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