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sabato, aprile 04, 2015
Modalità Vs evoluzione
Ciò che emerge dalla maggior parte dei testi e delle parole di chi insegna o teorizza l'insegnamento del canto è che il passaggio da allievo a cantante 'pronto' avvenga tramite una modalità "statica", cioè apprendendo una tecnica. La tecnica consiste nel fare determinate cose: respirare profondamente, atteggiare le pareti interne (faringe, palato molle), compiere movimenti con le varie parti del busto (parete addominale, in particolare) e dello strumento (laringe), immaginare di indirizzare il suono ora qua ora là (naso, maschera - qualunque cosa possa significare e quindi verso quale parte della testa indirizzare il suono, calotta cranica, nuca), a seconda dell'inclinazione del docente (belcantismo, canto in maschera, verismo, affondo, ecc.). Si consolida così l'idea che per cantare occorra imparare a fare cose che col tempo diventano automatiche. Questa cosa è profondamente errata, o meglio, è possibile, ma conduce verso un tipo di canto che è e rimarrà per sempre "immaturo", cioè basato su forzature degli apparati fono-respiratori che si trovano costretti a produrre una fonazione compressa e rumorosa, opposta a qualunque principio musicale e artistico. Ben diverso è il concetto evolutivo, cioè di una progressiva maturazione di un principio che non trasforma volontariamente apparati e meccaniche, ma genera condizioni e urgenze spirituali che non potranno che andare a far evolvere apparati e meccaniche nel senso richiesto. Questo significa che qualsiasi trasformazione non sarà sottoposta a forzatura, ma sarà l'adattamento di una condizione istintiva, in partenza, in una artistica, poi. Non solo questo non può andare contro a nessun tipo di attività fisiologica, pertanto sono da escludersi patologie a carico degli apparati, ma anzi eleverà anche il grado di resistenza ad agenti patogeni grazie alla cura, all'uso equilibrato ed emolliente del fiato. Fiato il quale non può trasformarsi in qualcosa di diverso (da agente scambiatore chimico a alimentatore di suoni puri) modificando il modo di respirare (con la pancia, col petto o altro). L'evoluzione avverrà man mano che l'esigenza artistica si accompagnerà a una diversa richiesta dell'emissione, mediante un utilizzo mirato della voce e del parlato (intonato o meno). Creare contrasti più o meno forti tra le varie parti dell'apparato (diaframma e laringe) per indurre una maggior ampiezza di vibrazione della corda, come propone qualche ingenuo "esperto", non ha niente a che vedere con una emissione artistica, dove non si produce alcun contrasto ma si consente uno sviluppo costante e superbo dell'azione respiratoria fino alle sue massime possibilità, a patto di "togliere di mezzo" tutti quei contrasti, quelle opposizioni e reazioni che la richiesta di un canto più impegnato ed esteso provocano. Ma se si nega l'esistenza di questa reazione, siamo al punto di partenza, non c'è altra soluzione che un canto che in qualche modo sarà meccanicistico e forzato, oppure con qualità assai eterogenee e incapaci di fraseggi ampi ed espressivi su tutta la gamma, di raffinate dinamiche, di esplicazioni sincere e convincenti del testo proposto. E' l'uomo nella sua essenza che deve promuoversi a un livello evolutivo superiore per poter accedere a questo canto, e ciò vale se oltre a comprendere il percorso da seguire, si accetta di mortificare il proprio ego e il proprio narcisismo, filtri neri tra sé e coscienza.
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Indubbiamente è molto arduo fare i conti con la propria coscienza, abbassare tutti i muri eretti e lasciare il mondo dorato autocostruito in tanti decenni. Ma è l'unica via per la scoperta di se stessi, della propria voce, del proprio canto.
RispondiEliminaHo sempre avuto dinanzi a me la prospettiva che ognuno in piena libertà, ma con rispetto di tutti e tutto ciò che lo circonda, può decidere con che macchina viaggiare.... la vita è fatta di scelte, ma siccome questo blog si rivolge a chi invece vorrebbe viaggiare bene, allora ritorna il concetto dei piccoli passi.
Ieri, testimone mia moglie, ho sentito una giovane soprano che prima dell'esibizione, calando la testa tra le gambe quasi toccando terra, ha riferito del metodo rivelatole in assoluta "certezza" dalla propria insegnante, attraverso cui questa pratica le metetva la voce in maschera ed era da fare appunto prima dell'esibizione..... Molto difficile commentare. Io mi sono permesso di rivolgerle alcune domande: ma dentro di te ti sei domandata, coscienziosamente, se è una pratica giusta? E' giusto secondo arrivare a ricercare la propria voce in questa maniera, non pensi sia un pò artificioso come metodo e soprattutto hai avuto dei riscontri positivi? Il soprano molto giovane, mi ha riferito che ha bisogno di questi metodi, mi ha descritto anche i soliti altri, perchè c'è poco tempo e l'insegnante vuole "lanciare" lei ed altri tra cui un baritono e un mezzo soprano, che a detta dell'insegnante hanno la carriera assicurata.
Nessuno vuol fare più piccoli passi? Nessuno vuol più introspezionarsi? Quanti insegnanti e quanti impesari hanno ancora la "coscienza" di avere tra le mani giovani vite che non vanno solo indirizzate nel canto artistico ma che hanno bisogno di un autentico bagno di umiltà e consapevolezza dei ruoli e delle competenze? Ma qui forse il discorso msi allarga a dismisura....
La "gola morta" è la conseguenza, secondo me, di questa piena e umile consapevolezza, di questo estatico momento di naturalezza, di bellezza, di autenticità, di solidarietà. Tutte le cose buone e migliori vengono dall'amore vero e altruistico che ci mettiamo nel realizzarle e il vero canto artistico ne è la prova.
Caro Salvo, di che stupirsi, quando medici di fama internazionale propongono manovre simili a quella che tu descrivi, con il peso di un'esperienza e di una documentata professionalità? Capisci che se a proporlo è un anonimo insegnante si dirà: quello/a è un pazzo, non sa niente e non capisce niente... e via, ma quando certe tecniche arrivano dall'alto di nomi eccellenti, vuoi come cantanti, come didatti o medici specialisti, come contrapporsi? E' impossibile, quindi si lascia fare e dire, sperando che si arrivi a una apertura d'occhi e orecchie che rivelino il business e la vuotezza di idee e competenze che sta dietro.
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