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sabato, aprile 11, 2015
L'effusione
Definizioni di Effusione: "Spargimenti, fuoriuscita, diffusione; dimostrazione d'affetto.
dal latino: effusio, da effondere, composto di ex fuori e fundere spargere (ma anche fondere e sconfiggere).
Effusione del sentimento umano: il dentro si libera, evapora nell'aria circostante o sgorga fuori - espressione di sé sincera e immediata, veramente pura, autentica: dopotutto, con quali persone ci abbandoniamo in effusioni d'affetto? Con quelle con cui non sentiamo il bisogno di frapporre distanze o maschere, che sanno il nostro sentimento e che soprattutto lo sanno accettare." Definizione nell'ambito della Chiesa: "Il termine “effusione” deriva dall’espressione degli Atti degli Apostoli: "Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni" (At 1,5). Fu a Pentecoste che si compì questa promessa di Gesù. Agli Apostoli venne effuso lo Spirito Santo e restarono profondamente trasformati." Esistono anche definizioni di carattere medico e fisico-chimico piuttosto interessanti: processo tramite il quale le molecole gassose attraversano un foro sottile senza collidere fra loro)").
Le implicazioni nel canto che derivano da queste definizioni mi paiono molte e parecchio interessanti e arricchenti. L'intuizione su questo termine mi venne durante una lezione in cui dissi: "il suono vocale non deve essere compresso ma effuso". Qualcuno può ritenere sia un sinonimo di diffuso (e infatti è riportato come tale nella definizione che ho copiato), ma non è propriamente così. L'effusione si contraddistingue per una diffusione, sì, ma avente un carattere particolarmente "sottile", privo di significativa pressione per cui si effonde senza incontrare resistenze (si veda sopra la definizione affettiva del termine, che ho messo in grassetto, ma anche la definizione fisico-chimica). In un certo senso ci vedo anche un'analogia con la stessa resistenza dell'aria, quindi con l'areodinamica. Il suono è caratterizzato da onde dove l'aria si presenta ora più ora meno compressa; questo fatto però può essere ulteriormente caratterizzato dalla pressione o dal movimento. Sappiamo bene cosa capita quando passa un'ambulanza con la sirena attivata; avremo sensibili modificazioni dell'altezza del suono a seconda se ci troviamo di fronte o alle spalle dell'ambulanza, e questo è particolarmente evidente quando la stessa arriva (quindi viene verso di noi) e passa (e ci troviamo dietro); immediatamente sentiamo un abbassamento del tono sonoro. Questo è dovuto alla pressione che si genera con il movimento dell'ambulanza. Nel canto tutto ciò ha un impatto pressoché nullo, davvero poco incidente, ma qualche conseguenza d'altro tipo può esserci, e riguarda per l'appunto la differenza tra una normale diffusione e una effusione, cioè una sottile e profonda infiltrazione in ogni spazio raggiungibile. La massa di suono, cioè una molteplicità di eventi sonori non puri, quindi inquinati da una emissione caratterizzata da interessamenti muscolari, fibrosi, incontrerà una sensibile resistenza da parte dell'aria, e con maggior difficoltà si propagherà nell'ambiente. Ho avuto, e penso molti di coloro che leggono abbiano avute, esperienze di cantanti con voci "tonanti" da vicino (uno lo ricordo particolarmente, il basso che cantava nei Due Foscari di Verdi al Regio quando ero nel coro, che mi faceva impressione per quanto suono producesse a pochi passi di distanza, benché mi spaventasse quasi da quanto tremava e fosse rigido tutto il corpo, e la sorpresa che mi colse quando lo sentii dalla parte della platea: neanche la metà del suono che avevo avvertito sul palco!) e misere da più lontano (il classico: non si sente oltre la terza fila!), da cui nacque anche il motto: "la voce che corre". Concetti come "superare la barriera orchestrale" o "farsi sentire in un grande teatro", "affrontare le impervie tessiture delle opere moderne", in genere si pensa di risolverli mediante una maggior pressione, cioè aumentando il cosiddetto appoggio diaframmatico, e infatti mi pare che così la pensino soprattutto coloro che cercano l'"affondo", cioè una pressione sul diaframma che generi, per reazione, una forte pressione sull'aria (e le corde vocali) che avrebbe le caratteristiche ideali per rispondere alle richieste che ho elencato. Certo che la forza bruta qualcosa genera, se si hanno le caratteristiche fisiche e nervose per superare le difficoltà e i possibili (quasi sicuri) disturbi che si sviluppano per contro, bene, ma, come ho già scritto recentemente, andrebbe sempre redatto un bilancino tra ricavi e spese, e qui sono piuttosto certo che la bilancia è in passivo, però sul piatto molti ci mettono i possibili profitti finanziari o comunque di immagine che potrebbero scaturirne se si vincesse la sfida, e a questo punto il discorso si interrompe. Nel 600 e buona parte del 700, il successo eccezionale di alcuni cantori castrati, portò molte famiglie a praticare quella vandalica operazione ai loro figli, nella speranza di un significativo cambiamento di vita (e questo era sicuro! purtroppo di rado in positivo); non è certo la stessa cosa, non è nemmeno avvicinabile ed è comunque una scelta che si compie per sé stessi e non per altri, però credo che la maggior parte di chi affronta determinate metodiche di apprendimento del canto ignori le conseguenze cui va incontro.
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segnalo una scoperta che ho appena fatto, uno sconosciuto tenore, tale Primo Vitti, del quale l'unica informazione che ho trovato è che fu tenore della Cappella Sistina. Incise questo disco a Milano nel 1902, e se il riversamento è corretto, il brano è abbassato solo di mezzo tono. Gli riesce una notevole smorzatura su un acuto: https://www.youtube.com/watch?v=tzQ-JvSYQ44
RispondiEliminaGrazie per la segnalazione. Ancora un tenore del passato che può far scuola a tutti i cantanti di oggi per quanto la voce sia scorrevole, alta, piacevole, duttile e franca. Forse non era una voce di primo piano quanto a bellezza e altre caratteristiche esecutive, ma ciononostante ne vorrei conoscere una dozzina così!!!
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