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venerdì, gennaio 20, 2023

dei sensi vocali

Tutti, o quasi, gli animali, posseggono la capacità di emettere segnali sonori ("il coccodrillo come fa?"). Questi segnali, che hanno motivazioni istintive (pericolo, dolore, aggressione, accoppiamento, ecc.), possiamo dire che siano sensi veri e propri, infatti riguardano tutta una specie e, a meno di traumi o patologie, sono sempre presenti durante la vita di ciascun essere. Essi sono costituiti da suoni, variamente modulati in base al sentimento che lo origina (se è dolore, se è rabbia, se è piacere...). Ovviamente esistono anche nell'uomo, e possiamo definirlo SENSO SONORO, appunto perché formato da suoni. Solo l'uomo ha poi avuto in dono dalla Conoscenza, la possibilità di svilupparlo in modo più avanzato, che possiamo definire SENSO VOCALE VERBALE. Vocale, lo dice la parola stessa, deriva dalla possibilità di emettere questi fonemi particolarmente sofisticati. Qualcuno potrebbe giustamente osservare che è tipico dell'uomo anche emettere le consonanti, e come mai non ottengono la stessa attenzione? Per almeno due ragioni. La prima: le consonanti hanno un'origine puramente fisica, cioè derivano dall'incontro di due parti anatomiche (lingua e palato, labbra, lingua e faringe...) e la maggior parte di esse non ha un suono proprio ma si deve alleare con la vocale che viene pronunciata successivamente (ba, bo, pi, pu, ecc.). La seconda: la consonte non è in relazione con i sentimenti e le emozioni, ci lasciano indifferenti. Viceversa le vocali hanno attinenza con la nostra interiorità, anche se a un livello piuttosto superficiale, non hanno certo l'incidenza delle parole, se dette con sincerità e verità nel giusto contesto. Dunque l'uomo possiede, oltre al senso sonoro, il senso vocale, ma legato alla parola, quindi verbale. E' vero che anche a livello spontaneo l'uomo può cantare, ma con varie limitazioni. Se non siamo in presenza di un caso particolarmente dotato, ci sono limiti di estensione, di intensità, di ricchezza armonica, di dinamica, senza contare i possibili limiti di natura musicale (intonazione di singole note e/o di eseguire determinati intervalli). La possibilità, dagli anni 30 del Novecento, di potersi avvalere di impianti di amplificazione, ha permesso a chi aveva una voce perlomeno intonata e di accettabile fattura estetica, di poter cantare un repertorio cosiddetto "leggero". In seguito, al mutare dei canoni estetici, si è allargata la platea anche agli "urlatori". La più sofisticata tecnologia oggi permette anche a persone non troppo intonate di poter cantare, perché gli impianti possono "aggiustare" le note in tempo reale. Purtroppo anche in campo operistico sono avvenuti dei cambiamenti. La microtecnologia oggi permette anche ai cantanti in teatro (e agli attori) di essere amplificati senza che il pubblico se ne avveda (ma spesso lo si fa anche in maniere evidente, tanto non c'è più molta protesta). Questo consente a cantanti con imperfetta, a volte anche decisamente carente, vocalità, non solo di cantare senza porsi il problema di farsi sentire, ma anche di fare determinati effetti, come i pianissimo, senza particolari patemi d'animo, suscitando ammirazione, laddove una volta i cantanti sudavano e non di rado andavano incontro a possibili incidenti, data la difficoltà di eseguirli. Possiamo dire che tutti questi cantanti non si discostano dal senso vocale verbale, riuscendo però a conquistare dei canoni di maggiore capacità canora grazie alla costanza e diligenza nello studio che riesce ad abbassare, anche considerevolmente, le reazioni dell'istinto sfruttando la sua tolleranza, dal momento che riconosce la scarsa pericolosità di quest'attività, ma resta in guardia e comunque andrà sempre a cercare di riprendersi i favori concessi, in quanto richiedono un consumo di energie elevate, non previste dal programma di conservazione, difesa e perpetuazione della specie. L'unico modo, che possiamo riconoscere essere al limite del possibile, è creare un ulteriore senso, quindi compiere un salto evolutivo, e cioè creare il SENSO FONICO, o VOCALE ARTISTICO, che altro non è che un estremo sviluppo del senso vocale verbale, dettato da una esigenza di natura spirituale. Quindi noi possiamo dire che l'uomo è già un artista anche a livello "basico", perché il senso vocale verbale è già di per sé una condizione artistica, che è stata assunta, a vari livelli, da tutti gli uomini, cioè è comune alla specie. Il compito di una grande scuola di canto è quello di far fare ai propri allievi un ulteriore salto evolutivo. Ciò che manca alla specie umana in genere non è qualcosa che noi chiamiamo voce, e che in realtà non è niente, perché il suono-voce è solo un processo, non è un oggetto, ma è una condizione respiratoria del tutto particolare, legata alla possibilità di alimentare suoni vocali artistici perfetti, quindi acquisendo capacità qualitative non comprese nella sua natura primaria di scambiatore chimico gassoso.

2 commenti:

  1. Sarà sempre più difficile capire la radicale rottura che l'avvento del microfono e della musica registrata ha operato con le modalità di ascolto passate: il microfono ha permesso ai cantanti di puntare su microsfumature della voce (ho letto da qualche parte che Billie Holidady è stata tra le prime cantanti che hanno compreso la differenza tra un approccio a piena voce, senza microfono, da quello amplificato, io non sono d'accordo, nel senso che una voce che si espande nell'ambiente naturalmente ha in realtà tutte le chances di trasmettere inflessioni ed emozioni nei forti e nei pianissimi, senza grossi problemi e soprattutto senza inconvenienti tecnici che non tutti i fonici sono in grado di gestire); registrare su pista ha permesso di equilibrare perfettamente i volumi e i colori dei diversi strumenti in orchestra e di mettere la voce in evidenza a piacimento. Adesso con l'autotune la voce può essere alterata nell'intonazione e nel timbro a piacimento, anche in tempo reale. Di conseguenza l'ascolto è stato da tempo danneggiato: già nelle mie esperienze di insegnante elementare non c'era spettacolo che facevo, volutamente senza amplificazione (meglio niente che impianti rimediati che fischiano e alterano la resa), in cui qualche genitore, ma anche maestre, non si lamentasse a voce alta con "non si sente" (l'ascolto dovrebbe essere globalmente rieducato), per fortuna solo nelle parti recitate, perché nel cantato il lavoro era stato fatto e le voci erano agevolmente udibili in coro, ma anche nelle poche parti solistiche (interessante notare che i bambini più portati per entrare nella verità della parte erano quelli di cui nessuno si lamentava, a fronte di vocine spesso non potenti). Emblematico che oggi si comunica sempre meno e soprattutto nessuno ascolta più, mi viene in mente una vecchia canzone di Raf, "Cosa resterà di questi anni 80", che dice: "ora però ci costa il non amarci più, è un dolore nascosto giù nell'anima"

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  2. Tutto vero e giusto, e a cui si possono aggiungere altri danni. In primo luogo il fatto che il direttore viene spodestato del proprio ruolo, oppure non lo sa fare e lo demanda alla sala regia. Ma la cosa più grave è che si perde la capacità di ascoltare suoni e voci VERE. Gli impianti, per buoni che siano, alterano, modificano, distorcono i suoni originali, e si perde la capacità di comprenderlo!

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