Pensate a un calciatore che si trova non lontano dalla porta avversaria e riceve un "assist", cioè un buon pallone. A quel punto non può che giocarsela, cioè partire in dirittura della porta, cercando di dribblare, cioè di evitare tutti i difensori che cercheranno di fermarlo e prendergli la palla. Quale sarà la sua concentrazione e presenza? Può pensare alle vacanze, alla fidanzata, agli amici e ai parenti? Può pensare ai ricordi? Può pensare a cosa farà l'estate prossima? La sua mente sarà inchiodata a dirigersi verso la porta cercando di vedere gli avversari e come evitarli. Questo è un esempio fulgido di presenza e concentrazione. Anche un cantante in mezzo al palcoscenico che sta per attaccare un'aria difficile e attesa dal pubblico sarà in preda a uno stato di concentrazione estremo. Questo, invece, difficilmente capita a un allievo di canto durante la lezione o durante degli esercizi a casa. Infatti quando si presenterà davanti a una commissione per un esame o un concorso o audizione, o a un saggio, sarà probabilmente terrorizzato, perché non ha disciplinato questa condizione. Mi è capitato in qualche lezione di dire all'allievo che non riusciva a pronunciare una certa vocale o parola: "concentrati e cerca di dire questa sillaba o vocale o parola come fosse la cosa più importante delle tua vita, qualcosa di cui dipende il tuo futuro"; beh, non ci crederete, ma il risultato c'è stato. Naturalmente è un fatto eccezionale ed estremo, non si può far lezione in questo modo, cioè ogni volta che qualcosa non viene, ma l'insegnante sa che potrebbe venire, forzare la mente a una concentrazione estrema. Purtroppo il dato che emerge è che anche in una attività che facciamo più che volentieri, che ci appassiona, in un contesto positivo, con una fiducia ampia tra allievo e insegnante (e viceversa), oggigiorno ottenere una vera concentrazione è quasi impossibile. Sappiamo che il problema è la "dualità", cioè il fatto che la nostra mente è perennemente distratta, divisa tra ciò che stiamo facendo e altri pensieri, magari attinenti alla stessa attività, ma non presente. Purtroppo non ci sono molte soluzioni alternative e non ci sono ricette. Stare vigili, riposarsi spesso sono possibili soluzioni, ma non garantiscono nulla. Però si sappia che il successo e la rapidità di apprendimento dipendono fondamentalmente da questo! La stessa cosa vale per l'insegnante, che però non può distrarsi mai! Allora l'allievo è anche invitato a cogliere la concentrazione dell'insegnante, non solo gli esempi e le parole. Ricordiamoci, è fondamentale, che la concentrazione richiede RILASSAMENTO, non tensione. In un certo senso potremmo dire che non ci deve essere uno sforzo per rimanere concentrati su quanto stiamo facendo, ma ci rilassiamo escludendo tutto ciò che non c'entra, compresi pensieri sul canto. Mi spiego: l'insegnante ci dice di fare un determinato esercizio, e ci può consiglia come farlo, magari con qualche cambiamento rispetto a una esecuzione precedente. A quel punto la nostra mente può pensare: "perché continuiamo a fare questo esercizio, che non mi viene bene?", oppure "non sarebbe meglio fare quell'altro esercizio, che mi riesce meglio?", oppure "non ho ben capito cosa ha detto, ma provo lo stesso", oppure "mi dice di fare questa cosa ma mi pare diverso da quello che mi aveva detto prima", ecc. ecc. Ovvero sorgono domande, criticità, perplessità o punti di vista che ci teniamo per noi, che difficilmente condividiamo, e che oltre a distrarci, creano insicurezze e incertezze esecutive. Negli esercizi a casa, questo rapporto non c'è, quindi la mente resta un po' più libera, ma i casi sono due: o si eseguono degli esercizi in modo poco attento, oppure ci si continuerà a chiedere se è giusto, se l'insegnante lo vorrebbe così, cosa ha detto a lezione, ed ecco che anche qui si perde la concentrazione, non ci si ascolta realmente e si perde la presenza. Magari provate a chiudere gli occhi e ad ascoltare attentamente come suona la vostra voce nella stanza. Forse scoprirete qualcosa.
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