Non voglio riferirmi a quello cattolico cristiano, ma al suo concetto potenziale. Ancora una volta dobbiamo far riferimento al termine fondamentale dell'apprendimento: la coscienza. Qui non c'è un battezzatore e un battezzato, ma un individuo che seguendo lezioni e investigando sull'apprendimento di un'arte, prende coscienza di cosa significa entrare in possesso di un nuovo senso (nel nostro caso quello fonico), cioè far sì che alcune funzioni e alcuni elementi del nostro corpo possano diventare strumenti del nostro spirito o del nostro pensiero creativo, pur senza cessare quello primario, che resta indispensabile per la nostra vita. Quando si prende coscienza di aver "chiuso il cerchio", cioè essere entrati integralmente in una condizione artistica, per cui il fiato assolve contemporaneamente due funzioni essenziali, quella respiratoria e quella vocale, sapendo tutto ciò che c'è da sapere in merito, cioè i fondamenti della vocalità, perché si può far assurgere la voce (o il fiato) a senso fonico, perché esistono i problemi e qual è il percorso per annullarli, e così via, ecco che noi possiamo "battezzarci" cioè entrare in una nuova vita. Credo di aver già scritto e detto che una vita virtuosa è composta da morti e resurrezioni. Studiare canto in una vera scuola d'arte significa andare a scartare ciò che pensiamo e siamo portati a credere in merito alla voce per come l'abbiamo imparato banalmente, letto, sentito, inventato... e trovare la luce della verità, cioè vivere su noi stessi la nascita di qualcosa di nuovo, straordinario, inimmaginabile ma possibile perché in noi c'è una scintilla di verità che possiamo far tornare alla luce e permetterci di far nascere in noi un "pezzo" in più, un attributo divino, immateriale, quasi magico che non deve ingolosire e alimentare il nostro ego, ma al contrario permetterci di comunicare con le altre coscienze per farle crescere e farle uscire dal buio. Battezzarsi vuol dire rinunciare a quei sogni di gloria, vuol dire dedicarsi con trasporto (se c'è l'esigenza interiore) a comprendere a fondo cosa ci separa dalla perfezione, e non avere mai abbastanza cura di dedicarsi alle cose minimali, semplici, senza l'assillo dell'allenamento e della ripetitività fine a sé stessa, puramente tesa all'automatismo, ma nel lasciare momento dopo momento che l'evoluzione da noi richiamata possa compiersi attraverso i nostri organi e apparati senza il nostro intervento diretto e volontario.
E' bene ricordare e ribadire che il più grande maestro... siamo noi stessi! Attaccarsi a un insegnante equivale a una dipendenza da cui è poi molto difficile liberarsi. Se non crediamo in noi, nella nostra possibilità di evolvere a uno stadio superiore, che è quello artistico e nel nostro specifico caso, vocale, non sarà neanche il migliore dei maestri a permettercelo. Il buon insegnante è quello che ci indica la strada, che ci fa comprendere che noi... possiamo! Allora se c'è il sacro fuoco che alimenta la nostra passione, noi possiamo far vivere e animare la scintilla che è in ognuno di noi e che ci può consentire di toccare il cerchio della verità, che possiamo far nostro partendo dai gesti minimali e scoprendo che sono essi che ci conducono all'arte più completa e complessa, se abbiamo la pazienza (infinita) di scandagliarne ogni più riposto particolare.
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