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giovedì, gennaio 26, 2023

Dello spazio

 Non è così scontato comprendere cos'è lo spazio. Se io guardo un locale vuoto, dirò che c'è molto spazio; se nel locale ci sono molti mobili e suppellettili, dirò che c'è poco spazio. Se penso alla bocca, al faringe, alle fosse nasali, dirò che c'è un certo spazio. Se noi riflettiamo in modo un po' più pignolo, dovremmo dire cose diverse, perché anche il locale vuoto in realtà non ha spazio, se considerassimo che è pieno d'aria! Quindi perché diciamo che c'è molto spazio? perché l'aria non ci crea ostacoli, quindi possiamo mettere oggetti dove c'è solo aria, mentre dove ci sono altri oggetti lo spazio viene ridotto. Questo è il pensiero concreto, ma nel nostro caso dobbiamo considerare che il canto non è un oggetto, ma è aria, che ha cambiato stato per essere stata messa in vibrazione, ma sempre aria è. Prima cosa. Seconda cosa: nel momento in cui decidiamo di cantare, così come parlare, nel condotto respiratorio, durante l'espirazione, si interpone un ostacolo, che sono le corde vocali. In un vecchio post avevo messo una raffigurazione, cioè una sequenza di pendoli. Lo rimetto qui per potervi fare riferimento. 




Come si vede, avevo dato a ciascuna pallina un ruolo: fiato, corde vocali, faringe, bocca, esterno. Adesso però devo fare qualche variazione. La prima, più che fiato, potrei indicarla come diaframma o muscolatura respiratoria e anche polmone, cioè quell'insieme di componenti che conferiscono energia al fiato. Altre componenti, come faringe e bocca, sono puramente condotti ove transita il fiato o il suono, mentre le c.v. sono il "traduttore", cioè l'organo che modifica il fiato in suono. Poi manca un elemento, cioè il o i punti ove il suono può trovare resistenza e creare risonanza o amplificazione. Prima di fare ulteriori commenti, consideriamo le cose alla luce di quanto detto sopra. Tra il diaframma e la bocca c'è aria, non c'è il vuoto! Ma qui non è come una stanza, dove ci interessano solo gli oggetti materiali; se si muove l'aria, io devo considerare che l'aria già presente costituisce un ostacolo, o comunque un elemento di cui dobbiamo tener conto. In effetti, nell'istante in cui nasce l'impulso al canto (ma anche alla parola), la base energetica, che possiamo identificare col diaframma, preme sull'aria già presente, la quale ha la sua "punta" sotto le c.v., dove si crea il suono, e a sua volta il suono crea una pressione sull'aria già presente che avrà una punta in qualche altro posto (sia il palato duro, in un determinato luogo o altri a seconda di come è atteggiato il faringe). In questa situazione noi abbiamo quello che definisco un "tubo spezzato", perché l'aria non costituisce un'unica colonna, ma è suddivisa in due tratti. In questa condizione, noi non potremo mai avere un canto realmente artistico, perché l'unica condizione perché ciò avvenga è che la colonna sua "una". Nell'arte noi dobbiamo sempre avere condizioni di unità e non di suddivisione. Sapendo che ciò che crea la suddivisione sono le c.v., ci si potrà chiedere come è possibile creare una colonna unica. Ma la risposta non è affatto difficile. Basta considerare l'anatomia e fisiologia della laringe. E' essa un organo fisso e immobile? no. E' un organo elastico e mobile. Ciò fa sì che essa fluttui nel flusso aereo e non opponga una vera resistenza, a meno che non lo facciamo noi o non si creino le condizioni perché ciò avvenga. Se noi blocchiamo la laringe volontariamente, abbiamo ipso facto creato un ostacolo fisso, quindi irrimediabilmente si creeranno due tronconi aerei, uno inferiore e uno superiore. Se non blocchiamo volontariamente, ma creiamo condizione di spoggio, tipo un eccesso di spinta o di intensità o di frequenze, il diaframma (istinto) reagirà con un sollevamento energico che spingerà sull'aria che farà sollevare la laringe in modo non funzionale al canto e di conseguenza la bloccherà in una posizione più alta, o comunque erronea, e questo tornerà a creare i due segmenti. Nel parlato tutto ciò non accade, la laringe è libera e relativamente autonoma (in realtà si muove relativamente ai molti parametri cui deve sottostare), in meravigliosa coordinazione con il fiato e con i movimenti articolatori. Tutto questo noi possiamo ricrearlo nel canto, ma tenendo presente che il parlato è già un senso (vocale verbale), mentre il canto no, e dobbiamo creare le condizioni perché lo divenga tramite la disciplina artistica. Quindi il motivo per cui noi possiamo generare una vocale nello spazio esterno in un determinato attimo senza che ci voglia un tempo affinché l'aria compia il processo, è che c'è questa catena che parte dal diaframma e giunge al punto focale senza che ci sia alcun movimento interno, esattamente come nella catena di pendoli, dove la prima pallina colpisce la seconda e immediatamente si alza l'ultima perché l'energia transita senza che vi sia alcun movimento. Potremmo dire che noi è come se con il semplice impulso mentale di voler cantare, ci trovassimo fuori della bocca il diaframma, le c.v., il suono grezzo e la vocale o sillaba conclusiva nello stesso istante. E questo significa anche che è profondamente errato dare un attacco interno. Ogni vocale o sillaba (quindi compresa la consonante iniziale) potrà e dovrà nascere istantaneamente nello spazio esterno. 

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