Con questa citazione introduco un discorso piuttosto importante, cui feci cenni nei primi post, ma che è bene sempre ribadire, anche perché gli allievi chiedono sempre consigli in merito. Cosa deve fare l'allievo a casa, tra una lezione e l'altra?
Prima risposta: dipende dal tempo di studio. Allora facciamo tre ipotesi:
1) inizio dello studio, grosso modo primo anno (ma è molto relativo alle caratteristiche del soggetto): dopo le prime lezioni è bene non fare niente di vocale. Se si registra la lezione conviene riascoltarla più volte, soffermandosi sulle indicazioni dell'insegnanti e cercando di sentire ciò che ha segnalato di sbagliato. Riflettere e leggere ciò che consiglia. Dopo qualche lezione si potrà, con molta prudenza, cominciare a ripetere qualche esercizio di parlato (prima semplice poi intonato), badando bene a rimanere nell'ambito della tessitura comoda. Anche questo non deve essere assunto come un esercizio meccanico, ma sempre di riflessione, riandando col pensiero alle indicazioni emerse durante la lezione.
2) studio più avanzato, in genere dopo almeno un anno, ma spesso di più: si possono fare alcuni esercizi di parlato, sempre con calma, con frequenti riposi, attenzione, riflessione, e si può percorrere, non subito ma dopo qualche escursione del centro, una buona parte della gamma vocale. Si può provare a fare qualche vocalizzo, ma sempre verificando che si entri in una libertà complessiva di emissione. Se si sentono durezze, tensioni, forzature, sospendere immediatamente. In questa fase è necessario studiare i brani. Lo studio dei brani deve essere fatto musicalmente, solfeggiando i brani, rivedendo le indicazioni esecutive studiate a lezione, provando a cantarlo con le seguenti limitazioni: farlo su una tonalità più bassa, farlo su una o più vocali (sempre in tonalità più bassa). Se il brano non è acuto, può essere cantato in tono, ma eventualmente eseguendo all'ottava bassa le note o frasi particolarmente ardue. E' una ottima regola per i maschi anche cantare in tono ma mettendo in falsetto leggero tutto ciò che supera il passaggio.
3) studio avanzato: non tralasciare mai (MAI) il punto 1, cioè esercizi di parlato (semplice e intonato), senza insofferenze. Molti pensano di essere troppo "bravi" per soffermarsi su queste "banalità", ma è sciocco. E' vero che se la coscienza è pronta, dopo poco si avrà la chiara sensazione di un parlato perfetto, di un fiato disposto, e allora si potrà procedere oltre, ma pensare che tutto sia già superato può essere un errore grave, indegno di un artista della voce. L'umiltà deve essere la regola. Non è facendo gli spaccamontagne che si dimostra di essere artisti, ma con la attenta cura dei propri strumenti. Dopo qualche esercizio di parlato, che dovrà comunque sempre essere fatto senza particolare attenzione respiratoria, questa mostrerà il suo sviluppo e allora con assoluta naturalezza si passerà piano piano all'atteggiamento costale e, se siamo nella fase avanzatissima, a quello artistico. Si potranno eseguire pertanto alcuni semplici vocalizzi (magari sempre partendo dal parlato o da sillabe), sempre solo allo scopo di verificare il grado di libertà dell'emissione. Dopodiché conviene passare al canto di un aria di studio. L'aria di studio è un'aria non troppo impegnativa che deve essere sempre la stessa (anche su questo è bene non stufarsi mai), che deve piacere e che si rileva essere particolarmente comoda e adatta alle caratteristiche vocali del soggetto. Se le condizioni sono buone, si può passare poi allo studio di altre arie o opera intera, sempre tenendo conto di quanto detto al punto 2. Studiare avvertendo fatica, voce sporca, difficoltà varie, è sciocco e controproducente! Se per qualche motivo è necessario studiare, lo si deve fare togliendo totalmente il peso, quindi falsetto e ottava bassa. Al di là di qualche patologia (raffreddamento, influenza...), una resa non ottimale della voce non deve troppo abbattere il morale; se lo studio è stato buono, ci sono le risorse per proseguire. Anche in questo caso non bisogna ritenersi degli immortali invincibili, ma un sereno ottimismo, legato a una emissione leggera e fluida permetterà a volte persino di superare le difficoltà fisiologiche di un mal di gola, tosse, raffreddore. Forzare è mortale!!
Mi faccio subito un commento da me medesmo! Nel rispondere a Salvo nel post precedente, mi pare giusto ribadire anche qui che lo studio a casa non deve prevedere memorizzazioni di niente. L'esercizio, laddove venga fatto, deve solo entrare nella logica dell'allenamento del fiato. Ridico a gran voce, ma sono pochissimi coloro che mi ascoltano, mi spiace ma anche questo fa parte della logica esistenziale, che a casa bisognerebbe sempre avere una specchio davanti! Alcuni dicono che si vergognano o altre cose, ma sono sciocchezze. Se si vuole studiare seriamente è ottimo esercizio verificare che il volto sia sereno, che non si assumono posizioni assurde, meccaniche, decisamente innaturali. Un conto può essere esagerare la forma, un conto è tradirla e forzare. Se non si riesce a fare un esercizio con la giusta armonia del volto, vuol dire che si è in una zona della gamma vocale che non ce lo consente oppure che si sta chiedendo un volume, un'intensità del tutto fuori luogo, rispetto alla tessitura e alle nostre possibilità. Ultima annotazione: alcuni pensano che la naturalezza della bocca sia: non fare niente. Sbagliato! ogni vocale NATURALMENTE richiede una certa forma chiave. Quando si prova a cantare o parlare con determinate esigenze, queste forme vengono compromesse, quindi occorre esercitarle, altrimenti il fiato non sarà in grado di alimentarle.
RispondiEliminaScusami, non avendo letto questo post, ho fatto il commento a quello precedente. Quindi, ribadisco, che mi trovo benissimo a fare le bocacce allo specchio (mia moglie ed i figli ormai sono abituati...), sto attento alle sopraciglie, alla rilassatezza del viso e del collo e spalle, cioè alla risposta del fisico che in un canto artistiso, correggimi s esbaglio, non dovrebbe intervenire con tensioni o spinte (classico ad esempi è l'innalzamneto sulle punte di quando si va sugli acuti... ci sono dei video di Pavarotti dove anche lui si alzava sugli acuti). Pronunciare frasi allo specchio poi è bellissimo... ti rendi conto in effetti di come e in quanti modi puoi pronunciare le parole ed avverti gli errori della pronuncia. Insomma, non bisogna assolutamente vergognarsi, anzi! Osservarsi, studiarsi, analizzarsi è una delle chiavi per un canto sempre più colto e artistico. Mannaggia, Fabio. La lontananza e un pò anche per l'età. Penso che sarei stato uno dei tuoi migliori allievi (almeno per costanza, passione e volontà). Un grazie infinito.
RispondiEliminaGrazie a te per la passione e la costanza! :)
RispondiElimina