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venerdì, febbraio 17, 2012

Con-vincere!! (... e con-vinceremo!)

Dopo una ormai piuttosto lunga esperienza di insegnamento, ma anche riflettendo su di me allievo (cosa che faccio spesso anche riascoltando registrazioni di mie lezioni), ho maturato l'idea che molto spesso l'allievo vada a lezione con il proposito di convincere l'insegnante che sa cantare, che ha risolto i problemi e quindi sentirsi dire: bravo! Sul bravo sono d'accordo, lo faccio ogni qualvolta c'è il risultato sperato, così come censuro senza pietà ogni sbaglio che sarebbe da ritenersi ormai vecchio, superato. Anche questo aspetto riguarda il nostro super-io, un nostro istinto umano. L'idea di convincere l'insegnante che si è diventati bravi, per quanto umanamente comprensibile, non è un buon segno, e andrebbe discusso a lezione. Infatti l'esistenza, per quanto inconscia, di questa pulsione, può generare due situazioni: l'allievo inizia a cantare (fare esercizi) e il maestro lo corregge su diversi errori. Nell'allievo nasce un senso di frustrazione, comprensibile, perché valuta il giudizio come un insuccesso e quindi come un essere più indietro di quanto pensasse. Il che non è necessariamente sbagliato, anzi, di solito è il contrario, cioè l'allievo si sente molto più avanti, e quindi anche la "bacchettata" non dà l'esatta collocazione qualitativa dell'insegnamento; il senso di carente autostima che ne nasce, però, può essere controproducente, ecco quindi l'esortazione all'insegnante (ma anche all'allievo) a cercare di fare sempre il punto sulla situazione. Il maestro deve essere sensibile, ma anche fermo e sincero nella collocazione del punto del percorso e nel palesare pregi e difetti, possibilità o meno di successo, qualità e oggettive carenze della voce, del quadro musicale, stilistico, potenziale, ecc. E' tanto criminale dire agli allievi: non capisci niente, non hai doti, non farai mai niente, cambia mestiere, quanto illuderlo di avere una voce importante o un talento straordinario, ecc., senza aver soppesato, analizzato, tutti gli elementi che concorrono a una possibile carriera canora. Una grande voce può essere inutile se persistono seri problemi musicali, o culturali, o mnemonici. Una grande capacità musicale, stilistica, culturale, può non bastare ad avere le porte aperte dove la voce è insufficiente; e così via. Cose ovvie, che tutti sanno, ma che la nostra coscienza non libera impedisce di analizzare con la dovuta obiettività. Ho sentito allievi che sputavano veleno nei confronti di qualche docente che aveva sentenziato totale mancanza di talento (so anche di una grandissima cantante che fu stroncata da una maestra "in auge", che si rimangiò tutto quando la giovane arrivò a un traguardo importantissimo e la dichiarò propria allieva, il che non era...) ma il giudizio, per quanto affrettato e duro, secondo me non era del tutto peregrino, per cui l'insegnante ha sbagliato doppiamente perché se avesse espresso con più pacatezza e obiettività il suo parere, forse avrebbe raggiunto meglio l'obiettivo; viceversa è stato preso come una "sparata" e quindi è stato del tutto ignorato e anzi, quasi valutato al contrario. Il sentirsi invincibili, dalla parte della ragione, dei cantanti nati (o artisti, in generale) è più frequente di quanto si creda. Quando feci l'audizione al Regio di Torino, c'era una ragazza che era venuta per avere un parere dalla commissione, senza interesse per il coro. Portò, come brano, l'inno di Mameli, che già lasciò i presenti un po' perplessi. Noi, dalla porta, sentimmo l'esibizione guardandoci esterrefatti, ma persino senza ridere, perché questa non solo aveva una vocetta inconsistente, ma era pure fortemente stonata! Uscì con un parere negativo della commissione, che fu espresso, per altro, con molta delicatezza, nessuno le disse: lascia perdere, sei negata, ma semplicemente che c'erano dei problemi e che avrebbe dovuto studiare. Quella uscì inviperita, ripeté ciò che le avevano detto e disse che non capivano niente e che sarebbe andata a farsi sentire da altri più competenti. Noi annuivamo sempre con grande meraviglia. Purtroppo, a vari livelli, sono tanti che si trovano in questa situazione e non se ne rendono conto, e invece di approfondire criticamente, impongono unicamente la propria convinzione. A volte queste persone riescono anche a vivere felicemente, se la percezione non è diametralmente opposta alla realtà e riescono a trovare qualche occasione di sfogo. Il consiglio, al solito, è sempre quello di fare esami di coscienza, sentire più fonti, parlare con persone sagge, e non anteporre le proprie convinzioni.

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