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mercoledì, febbraio 01, 2012

Il pesce artista

Un giorno di parecchi milioni di anni fa, un organismo acquatico uscì dal suo elemento e iniziò una vita anfibia e poi terrestre, e da lì prese avvio (o meglio continuò) tutta l'evoluzione che portò fino a noi. Quell'organismo aveva in sé un livello evolutivo superiore a quello dei suoi simili che lo spinse a quel passo incredibilmente coraggioso. E' scontato che quel passo non fu dettato da volontà "mondane", ma da necessità, esigenze di sopravvivenza (non aveva altri mezzi per sfuggire ai suoi predatori oppure le condizioni climatiche o fisico-chimiche dell'acqua non erano più accettabili, o chissà cosa...), per cui quella fuoriuscita non rimase un fatto isolato, ma si è perpetuata nei suoi discendenti e fissata nel DNA. Affinché quel passo fosse possibile, quell'organismo doveva avere in sè una POTENZIALITA' di sviluppo evolutivo, altrimenti lui, e la sua specie, avrebbero corso il rischio di estinzione. La potenzialità è una ricchezza che ogni organismo vivente possiede e lo scopo è quello dell'ADATTAMENTO al mutare delle condizioni di vita della specie. Queste potenzialità, di tanto in tanto (diciamo pure rarissimamente), emergono in qualche soggetto, pur in assenza di motivazioni ambientali, e gli uomini, in genere, danno a queste apparizioni isolate l'appellattivo di "fenomeni paranormali". Ci sono fenomeni più "appariscenti", come piegare oggetti con la volontà, che suscitano molto scalpore e quindi salgono agli onori della cronaca, ma ci sono anche fenomeni molto meno interessanti per l'opinione pubblica, che restano nascosti; esistono centri di ricerca dove si fanno studi e si ricercano persone in grado di fare cose "non normali", vale a dire si cercano persone che hanno una potenzialità o predisposizione manifesta. La realtà è che tutti gli uomini (anzi tutti gli esseri viventi) possiedono queste potenzialità, ma nella maggioranza restano a livello potenziale. Un esempio semplice è dato dalla vista o dall'udito: ci sono persone che hanno una vista superiore ai 10/10, e persone con l'orecchio "assoluto". E' evidente che se è stato fissato un parametro standard (il 10/10), è perché le esigenze di vita umane non necessitano di andare oltre a quel 10/10. L'aquila invece morirebbe se avesse solo una vista umana, perché dalle altezze del suo volo non riuscirebbe più a individuare le prede. Ma anche l'uomo possiede una potenzialità di vista "aquila", che si renderebbe necessaria se le condizioni di vita mutassero; alcuni soggetti, pur senza necessità vitale, sviluppano questa potenzialità (la predisposizione deve dimostrare che c'è!) e quindi ci vedono oltre le esigenze di vita comune. Il fatto che anche la voce rientri in questo discorso, probabilmente non interessa nesssuno, non è un dato appariscente o sensazionale, e quindi nei centri studi non si cercano e non si esaminano persone con voci particolarmente sviluppate (e forse è meglio così!). Il fatto è che ci sono persone, come sappiamo, che fin da giovani presentano qualità canore eccellenti (e non per nulla anche queste sono definite: fenomeni), per espressività, bellezza, estensione, sonorità, intensità. Spero sia chiaro che questo fenomeno rientra perfettamente nel quadro delineato. Ora però dobbiamo analizzare un altro particolare. L'istinto è un "programma" con una finalità ben precisa, e cioè difendere, perpetuare la SPECIE. Esso non prevede e non consente che possa avvenire un mutamento (e infatti in genere la specie, se riesce a superare l'estinzione, continua ad esistere, nonostante una piccola parte abbia dato origine ad altre specie più evolute), non solo, ma combatte ogni tentativo di cambiamento, perché ne infirmerebbe il futuro. E' ciò che avviene anche nel canto. Quando noi studiamo canto, implicitamente tentiamo di sviluppare una potenzialità presente in noi oltre le esigenze di vita comune. In alcuni questa potenzialità si presenta più evidente e manifesta, e sono la maggior parte dei cantanti che di fatto calca le scene nei maggiori teatri, perché possiede in natura gran parte dei caratteri che ne fanno "fenomeni" e che la gente segue in quanto meraviglia per la capacità di eseguire ciò che l'uomo comune non sa fare (naturalmente giudicandoli in base all'udito "di specie", che segue lo stesso ragionamento ed è quindi molto modesto). L'istinto non contrasta la potenzialità manifesta finché resta un'utilizzazione sporadica, ma la combatte ferocemente quando diventa di utilizzo molto frequente. Questo spiega, per intanto, il motivo per cui tanti cantanti dotatissimi in gioventù vanno incontro a decadenza più o meno precoce e evidente. Spiega, inoltre, che la cosiddetta "tecnica" (intesa come impostazione della voce) non è un mezzo grazie al quale si canta, ma è (pur nell'ignoranza di chi la pratica) un contrasto che permette di allargare le maglie di tolleranza dell'istinto onde permettere un canto accettabile. Ovviamente un canto tecnico, che risponde al 99% dei soggetti che praticano questa disciplina, è un canto perennemente soggetto agli attacchi dell'istinto che vuol riprendersi il concesso, per cui l'allenamento è l'unico sistema, vita natural durante, per mantenere un certo livello qualitativo. Più raramente esistono soggetti che pur non avendo necessariamente quella dote particolarmente manifesta, (cioè anche senza una voce straordinaria), possiedono però qualcosa di molto più importante, e cioè una ESIGENZA VITALE soggettiva che richiede lo sviluppo di quella potenzialità. Sono coloro che, indipendentemente dal tipo di disciplina, possiamo definire i veri ARTISTI. Il concetto di ARTE, quindi, può definirsi "la necessità di alcuni singoli di sviluppare oltre le esigenze comuni di specie, una potenzialità presente in ogni essere umano". Perché c'è questa esigenza? E qui torniamo al pesce primordiale; anche l'uomo avverte quella necessità di promuoversi a un livello superiore (in un certo senso, anche lui vuole "uscire dall'acqua"). Il problema è che il livello superiore, nel nostro caso, sarebbe un livello divino, e quindi una "disumanizzazione", pertanto un'Arte può raggiungere un livello di perfezione inteso come NON OLTRE alla fisiologia umana, ma poi basta. Studiare canto, come qualsiasi altra disciplina artistica perseguendo una esigenza interiore ineludibile, che ci spinge verso la perfezione, non significa educare l'istinto, ma aggirarlo, ingannarlo, renderlo meno aggressivo e convincerlo che questa potenzialità sviluppata è per noi vitale. Ovviamente non si potrà perpetuare nei nostri discendenti perché non è una esigenza di specie, per ora. Da qui dovrebbe risultare anche chiaro perché chi parla di Arte, di perfezione, di conquista sensoria, è spesso avversato e anche ferocemente; l'istinto non agisce solo nel singolo soggetto contro il tentativo di commutazione, ma anche nei gruppi contro il tentativo di uno o più singoli di promuoversi a un livello superiore.

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