Translate

venerdì, aprile 20, 2012

"Canzonetta sull'aria..."

Post difficile...e lungo!
Premessa: non scrivo questo post come risposta o come controrisposta ad altri commenti; non è una replica, non è voglia di "vendetta" verso alcunché e alcunchì!
Non ne sento la necessità, il dovere o l'impulso. Però le discussioni suscitano, fortunatamente, anche voglia di approfondimento e di riflessione. Credo, o cerco, di dimostrare anche i miei anni, oltreché fisicamente, mentalmente, non andandomi a cacciare in ripicche, sfide o comunque discussioni ormai esaurite; spero che altri facciano altrettanto. Certe questioni, poi, si avvitano su sé stesse anche a causa del pubblico, o meglio della sensazione di essere letti da chi ci approva (e allora sentiamo la necessità di dimostrare di saper tenere in pugno la discussione) o chi ci disapprova (e allora di dimostrare di saper volgere gli argomenti a nostro vantaggio). Questioni, manco a dirlo, di ego, che ci opprimono, ci fanno ragionare e comportare come 'lui' vorrebbe che fossimo, e non come siamo e come forse vorremmo essere.

Chi legge questi scritti, come già a suo tempo quelli del m° Antonietti, ma anche le interviste del M° Celibidache o i post e gli interventi in forum di suoi allievi, tende spesso a rivoltarsi, anche con una certa vivacità, a quanto vede scritto, con frasi ormai consuete e prevedibili: "voi credete di avere la verità in tasca...", "con questa presunzione..."; "quest'aria di superiorità...", "chi ti credi d'essere" e via di questo passo. Ora bisogna porsi un po' di interrogativi, che fanno poi parte della nostra vita, anche. Cos'è la presunzione, cos'è la superiorità? Presunzione, analizzando il termine, vien da sé: Congettura, supposizione, ipotesi. Il più delle volte viene lanciato col significato di "alta opinione di sé", ma non v'è dubbio che etimologicamente viene da presumere, assumere prima. L'incontro-scontro tra opposte fazioni dovrebbe partire dal dato che una delle due è depositaria di dati incontrovertibili su cui poggiano i propri principi fondanti, altrimenti si tratta di due schieramenti entrambi "presuntuosi", cioè nessuno dei due può, al di là di ogni ragionevole dubbio, dimostrare di avere ragione. Chi dà del presuntuoso, pertanto, non fa che ribadire la propria presunzione, perché si sente su un piano di superiorità, ma con quale diritto? Intanto dobbiamo scindere "la superiorità" dall' "aria di superiorità", che è cosa diversa, perché si riferisce a un atteggiamento, un modo di comportarsi, di atteggiarsi, di parlare, che vuol mettere in inferiorità gli altri partecipanti. La "verità in tasca" invece si riferisce a chi vuol sempre avere ragione, adducendo semplicemente la propria abilità - anche solo dialettica - senza portare dimostrazioni o prove di un certo peso a sostegno delle proprie argomentazioni. Spesso il "puntello" alle opinioni sono libri, trattati, citazioni di personaggi più o meno celebri e riconosciuti da una maggioranza comunque come importanti e depositari di concetti di elevato spessore. Gli scrittori non possono che dimostrare il proprio livello conoscitivo, non possono avallare gli scritti di coloro che li citano, laddove le citazioni riportate vengono interpretate, espunte, decontestualizzate. Quanti insegnanti, trattatisti, teorici, nel corso del tempo si sono basati su scritti anteriori? Ma spesso argomentando in modo divergente da altri. Quindi la citazione di per sé non può essere un attestato di verità. Peggio ancora quando a sostegno di una tesi si porta... ciò che non ha scritto! Se un certo trattatista non scrive di registri, vuol dire che i registri non esistono? Se non parla di respirazione, vuol dire che non si fa, che non è importante, che non esiste? Ovviamente no, sono dati persino paradossali, ma da non trascurare.
I miei scritti, che possono leggersi e consultarsi su questo blog e nel sito, sono sicuramente discutibili, in quanto scritti, perché in questa forma, come recita il trattato dell'88 nelle sue prime righe, non si può insegnare per iscritto un'arte operativa come il canto. Quindi chiunque è libero di non credere a niente di quanto vado dicendo e di non volere discutere e cercare di ottenere dimostrazioni pratiche. Queste ultime sono le uniche possibili, cioè sentire dalla mia viva voce, provare su sé stesso mediante lezioni, se secondo lui sto raccontando storielle o i principi su cui mi baso hanno o no un fondamento. Sono le stesse cose già presenti nella premessa. Chiunque, sia esso cantante, insegnante, allievo, simpatizzante, presunto esperto, se, però, senza queste dimostrazioni o prove, ci accusa di saccenteria, di presunzione o altro, deve prima specchiarsi, cioè badare a non cadere automaticamente nella stessa accusa. Sull' "aria di superiorità"... resto perplesso. Chi mostra un'aria di superiorità di solito non discute e non argomenta, ritenendosi dalla parte del giusto. Ammetto che talvolta ho voglia di non discutere, lasciar perdere, "ritirarmi sulla torre d'avorio", come ho già scritto e come sono stato accusato di fare, perché in realtà la discussione è quasi impossibile, perché ognuno, che lo dichiari o no, è portatore di verità. Ognuno esprime la propria verità, e molto spesso lo scrive senza rendersene conto! "le cose non stanno così", "non è come dici tu" per arrivare addirittura a "la verità non esiste": una dichiarazione che più contraddittoria non si può, laddove si prende atto che di fronte a ciascuna affermazione, implicitamente c'è sempre "la verità è che...". La parola verità fa paura, ma alcuni riescono a superare l'impatto terminologico e sono disponibili a considerarla. Allora, se c'è la verità, c'è anche la superiorità, perché è evidente che la verità non è a portata di tutti. Si può discutere se è raggiungibile da chiunque, ma al momento non è questa la sede per affrontarlo. Chi è superiore e chi può dimostrarlo? Anche questa è una situazione quasi irrisolvibile, perché la verità ha in sé un principio di difesa per cui non può e non deve essere diffusa né unanimemente riconosciuta. La motivazione per molti sarà facilmente intuibile. Anche le dimostrazioni pratiche non sono conclusive e inoppugnabili, perché non esiste un risultato artistico unanimemente riconoscibile (e questo perché l'uomo non è dotato di strumenti di rilevazione così ampi). Anche le bellezze greche o rinascimentali sono riconosciute e indiscusse solo a livello di critica, ma per le masse sono per lo più incomprensibili e non di rado anche ritenute sovrastimate. Nel canto qual è il cantante unanimemente e indiscutibilmente riconosciuto/a come esempio perfetto? Nessuno. Non perché non ci sia realmente, ma perché non tutti, anzi pochi, sono in condizioni di riconoscerlo! Altra crudele trappola della verità. Dunque, esiste la verità ed esiste la superiorità, per quanto nel mondo delle relazioni umane, alcuni tendano a manifestarle senza possederle ed altri, possedendole, non le manifestano per non essere accusati di presunzione. Ma quest'ultimi talvolta sentono la necessità o si trovano nella situazione di doverlo mostrare, con tutte le conseguenze che si possono immaginare. Allora, chiederà qualcuno leggendo: tu affermi di possedere la verità, e pertanto ti senti superiore? No, non lo affermo. Faccio altro: esprimo concetti, che ritengo profondi e importanti; li diffondo e cerco di entrare in contatto con altre persone che per vari motivi ritengo posseggano le condizioni per poterli condividere. Come ho scritto all'inizio, si possono benissimo rifiutare a priori, quindi non discuterli, oppure? Di solito o vengono accettati, magari un po' superficialmente, oppure rifiutati MA con la tecnica della demolizione sistematica (come sappiamo la verità è l'uno, verso cui tende l'uomo - cioè la divinità o perfezione - ma altre forze spingono alla frantumazione, alla demolizione, che anche l'uomo attua sistematicamente, come ogni cronaca ci mostra). Perché gli esìmi insegnanti, cantanti, cultori, prima di rifiutare e cercare ogni sbaglio e ogni contraddizione nei miei principi ispiratori, non provano a dire: e se avesse ragione? e se le cose stessero così? perché non provare a empatizzare e vedere le cose da un punto di vista diverso dal proprio? Beh... il motivo c'è, e non è di poco conto! La sicurezza, l'amor proprio, la paura! Mettersi in discussione è una prova eroica, qualcosa che in alcuni casi va oltre le possibilità umane standard. Leggere qualcosa e riconoscere che quel concetto può incrinare le proprie sicurezze, la propria verità, non può che suscitare timore e persino paura. A questo non si può che reagire dimostrando, anche mentendo a sé stessi, che le cose non stanno così, ma come noi abbiamo sempre pensato e che non c'è niente da cambiare, un incidente di percorso.
Naturalmente si può dire lo stesso a me. Ma è proprio la peculiarità, la 'semplice complessità' del canto fondato sui principi che vado esponendo da qualche decennio, che mi hanno fatto conoscere tutti gli altri, attraverso cui sono passato e a cui riconosco prerogative e spunti positivi. Non si tratta di conoscere e disprezzare, sport che lascio ad altri, ma conoscere e annettere, selezionando quanto può essere valido ed escludendo quanto può essere dannoso, a ragion veduta. Ogni scuola e ogni insegnante, se non proprio "macellai", son riusciti a ottenere risultati, nel senso di cantanti operanti, in carriera. Non è detto che questo sia un dato sufficiente, ma è un dato, che a molti basta. Se è così ognuno può avere qualcosa da dire, pertanto mi interessa e lo analizzo, e cerco cosa ci può essere di interessante, cercando anche di comprendere le ragioni del loro operare.
Qualcuno può affermare, o afferma, che la mia scuola non sia realmente naturale, perché si parla di pressioni, di movimenti labiali, di forme vocali, di istinto da domare, e così via. L'errore di valutazione sta nel pensare che per ottenere un qualunque risultato qui si suggeriscano forme, si inducano pressioni, forze, ecc. Non è così. La natura umana non è paragonabile a un manichino che lasciato molle potrà esprimere un risultato artisticamente apprezzabile, anche se non necessariamente negativo. Nell'uomo le forze agiscono, parte volontariamente parte involontariamente. Le forze involontarie, comunque si vogliano chiamare, possono agire a favore delle nostre iniziative, o contro. Noi sembriamo avere due possibilità: seguire la loro direzione, od opporsi. Entrambe le scelte si rivelano sbagliate. Se le assecondiamo ci troveremo nel mondo della mollezza; non uso questo termine per disprezzare, ma per illustrare un dato evidente: le nostre forze interiori ci spingono a poltrire, a rilassarci, a non stancarci. Non sentire alcun peso, non avvertire tensioni, cioè attuare ogni strategia per evitare qualsiasi pressione, tensione, ecc., non farà che indurre a un assorbimento delle energie, cioè a una "non" manifestazione di esse. Opporsi alle forze interne, significa condurre una battaglia che non può essere vincente, perché le forze sono a un livello che precede il nostro pensiero, e quindi possono inibirne le azioni. Siccome l'uomo può avere necessità, per la propria stessa esistenza, di sviluppare le proprie forze e i propri movimenti, ha un margine di tolleranza, di cedimento; quindi noi anche cantando con forza, con i muscoli contratti al massimo, con tutto quanto può esserci di più antivocale, antinaturale, illogico e insensato, possiamo ottenere risultati interessanti, e questo è sempre avvenuto, specie tra i giovani, che ovviamente hanno più forza, più elasticità, più motivazione e fretta,e quindi possiamo essere convinti che usare la forza sia la strada giusta, come lo crede chi toglie ogni forza. Tranelli della verità. Nella mia scuola agisco seguendo una terza strada, che pochi avevano intuito prima di Antonietti, e cioè aggirando queste forze. Cosa significa? Le forze naturali interne all'uomo non sono così imprevedibili e "intelligenti", proprio il contrario! In quanto forze "antiche", cioè esistenti in tutte le forme animali con poche varianti, e agenti per motivazioni chiaramente comprensibili, con poco intuito siamo in grado di anticipare e prevedere le loro reazioni e dunque mettere in campo strategie che possono ingannarle, e quindi raggiungere quella "pacificazione" che consentirà ai fortunati discepoli di acquisire non più una tecnica ma un "senso" in più. In altre parole trasformiamo qualcosa di "non compreso" (se non vogliamo definirlo innaturale), in qualcosa di "compreso", appartenente. Se è così, ed è così, io non ho bisogno di dire che la pressione si situa nel palato alveolare. Non ne ho alcun bisogno, posso benissimo tacere. Se già non c'è naturalmente, cosa che talvolta capita, gli esercizi (normalissimi esercizi di parlato, senza alcuna richiesta specifica, senza declamazione, senza correzioni che non siano semplici richiami al dire bene) porteranno automaticamente alla formazione di quel "polo". Non ho bisogno di dire come mettere le labbra o la bocca, che può essere una "scorciatoia", ma non indispensabile. I regolari e "naturali" esercizi, porteranno automaticamente la bocca a prendere la serena, armoniosa e bella posizione che ammiriamo in chi canta bene. Idem per la lingua, la gola, il palato molle. Tutto ciò che indichiamo come esemplare è sempre frutto di esercizi semplici e naturali. Purtroppo, questo sì, proprio perché noi agiamo in un campo di forze, per un periodo di tempo variabile ci troveremo ad affrontare queste forze. Anche noi possiamo ignorarle e assecondarle (togliendo il peso, cantando sussurrato, in falsettino, senza voce), ma sovente ci si deve anche confrontare e in questa fase l'impegno sarà elevato. Si tratta, però, di impegno passivo, cioè da sopportare in una logica "a togliere", fin quando ci riusciremo a rendere conto che il canto sgorga da sé, con sempre minor impegno, fino al risultato straordinario e inimmaginabile, di un cantare come si parla, solo con la volontà e un minimo impegno posturale. Nessuno è obbligato a crederci, nemmeno i miei allievi, molti dei quali non leggono questo blog, alcuni giusto qualche pagina qua e là. Ma va bene così, non è necessario, è sufficiente la lezione. Non c'è nemmeno da insistere con nessuno; è, in fondo, un esercizio. Qualcuno potrebbe anche pensare che scrivo per convincermi di quanto dico. Beh, invece non è così. Tempo fa lessi alcuni scritti del m° Antonietti che non riuscivo a comprendere. Arrivai a pensare che forse c'erano dei "buchi", qualcosa di errato. Il dubbio è un tarlo malefico! Riflettevo e provavo a immaginare, ma la soluzione non giungeva. Buchi di questo genere possono realmente distruggere un intero sistema; trattandosi di principi olistici, cioè di relazioni totali tra gli elementi, la perdita di uno solo può vanificare il tutto, l'uno. Ebbene, nei momenti più imprevedibili, facendo lezione, o guardando qualcosa o qualcuno che per qualche motivo imponderabile mi ha riportato a quel pensiero, persino di notte, improvvisa e illuminante mi è giunta ogni risposta, ogni intuizione risolutiva, semplice e perfetta. E ogni volta la domanda: "ma come avrà fatto?" (talvolta se lo chiedeva anche lui). Qualcuno, infine, mi taccia di idolatria. Beh, ho dedicato alcuni post al M° e non è il caso che mi rimetta a scrivere in merito. Un conto è l'uomo, un conto un pensiero, un'idea, una poetica, un principio, un valore. Sicuramente sono stato conquistato da queste ultime, non potendo scordare, peraltro, colui che mi ha portato a conoscerle, con tutti i difetti che l'uomo può avere. Forse qui, ho il sospetto, visti gli attacchi personali perpetrati, qualche traccia di invidia la si può scorgere. Anche questo è umano, comprensibile e perdonabile.

3 commenti:

  1. Anonimo7:56 PM

    Esempio perfetto di canto? Se un cantante perfetto non dà la garanzia di essere un buon insegnante, tanto meno un cantante che non sa cantare. Mi sono imbattuto oggi dopo aver letto uno sgradevole attacco contro di te su internet ("si canta come si bisbiglia") fatto da un insegnante molto famoso di cui si leggono anche cose piuttosto condivisibili, non l'articolo in questione che dimostra tanta spocchia quanto incompetenza. Il punto è che l'unica registrazione vocale di questo signore presente su youtube dimostra una vocalità che chiameremmo dilettantesca, se volessimo essere gentili, ed infatti i commenti sono in maggioranza negativi, commenti al quale lo stesso risponde vantando di aver cantato con Muti e Gavazzeni. Se non tutti sono in grado di riconoscere il canto perfetto, di sicuro la maggioranza riesce ad intuire una costrizione nella voce, un canto ingolato, artificialmente scurito. Hai ragione Fabio: la verità ha una sua forza e chi la dice scatena invidia, non ho scritto commenti sul video di youtube perchè trovo sgradevole denigrare qualcuno che comunque si è esposto e quindi non faccio nomi.

    RispondiElimina
  2. Anonimo7:58 PM

    sono Fulvio, il mio nome in questo blog è fuletiopia

    RispondiElimina
  3. Grazie, sappiamo benissimo chi è il soggetto...

    RispondiElimina