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domenica, aprile 22, 2012
Il canto "molle" 2
Qualcuno è convinto che si possa cantare senza far fatica. Mi spiace, ma è una pia illusione. Semmai è giusto definire correttamente il significato di "fatica", che non deve avere nulla a che fare con lo sforzo, con il coinvolgimento attivo della muscolatura glottica e faringea, con le tensioni al collo, alla mandibola... ma pensare di raggiungere obiettivi importanti senza sottoporsi a una fatica anche piuttosto onerosa è sbagliato! Non si può raggiungere nessun risultato di rilievo senza un vero senso del lavoro, inteso come esercizio continuo, attento, concentrato, ma anche gravoso dal punto di vista del fiato, che per i motivi già moltissime volte esposti, provoca pressione sul diaframma e che dobbiamo necessariamente imparare a sopportare. Una fatica di sopportazione, quindi, non di "fare", e forse anche una fatica a "non fare" tutta una serie di cose che siamo invece indotti a fare e che ci costa non mettere in pratica (quel "non fare niente" decisamente poco sopportabile da molti), che non è però da confondere con una totale mancanza di impegno e persino di dolori fisici che avvertono coloro che iniziano o che provengono da altre scuole dove magari hanno fatto altri tipi di fatica, oppure sono stati illusi che il canto è non fare realmente niente, e quindi instradati a un canto "molle", senza tonicità, senza reale "fuoco", precisione scultorea della parola, espansione spaziale della voce, squillo, flusso omogeneo e pienamente controllabile mentalmente della voce. Intanto che ci sono rispondo a una osservazione che ho letto su fb: la pronuncia non va perfezionata o migliorata, perché solo Dio potrebbe. Intanto chiedo: ma i corsi di dizione, a cosa servono? i logopedisti, a cosa servono? Ho già scritto mille volte che il parlato quotidiano è rapportato alle esigenze vitali di ciascuno e al proprio stile di vita, nonché ai doni soggettivi, quindi ci sono persone che parlano già naturalmente molto bene, e persone che parlano molto molto male. E' incredibile come, di fronte alla mia richiesta di pronunciare attentamente una certa parola o sillaba, moltissimi si rendano conto di non riuscirci, nonostante il mio costante esempio. E questo è solo il principio, la parte propedeutica. Ma poi c'è il dare senso, significato a una parola, cioè renderla 'vera', autentica, coinvolgente e sincera. Questa è la parte veramente difficilissima, per molti quasi impossibile, specie quando dal parlato semplice si passa a quello intonato, cioè al canto. Ecco, visto che ci sono, chiariamo anche questo punto, visto che alcuni vogliono sminuire il concetto di "parlare intonato" come diverso dal canto. Tutto sta a sapere, a riflettere e a provare. Sono d'accordo e mi pare evidente che una persona qualsiasi può intonare con semplicità una frase parlata, e ciò difficilmente può riflettere un canto artisticamente elevato. Ecco perché ho parlato di una propedeutica perfezionante, e non c'è bisogno di essere Dio per sentire e capire quando una frase è detta bene o male, quando manca la giusta pronuncia di una vocale, quando manca il giusto legame, quando ci sono interruzioni non necessarie, quando cambia il colore, quando ci sono accenti fuori luogo, quando si esagerano alcune consonanti, quando una certa vocale o sillaba risulta "mangiata", quando si corre e si sfuggono certi suoni o quando se ne ostentano altri... Il campionario di errori è infinito, e come ci insegna la fenomenologia, sono milioni di no finché apparirà, limpido, l'unico possibile sì. Quando QUESTO parlato sarà finalmente elevato a parola fluida e con tutte le caratteristiche menzionate, allora, una volta intonato darà il più autentico e valido canto. Ribadisco, qualora ce ne sia bisogno, che tutto ciò è sempre e solo dovuto alla più perfetta educazione del fiato. Il fiato non è "solo" inspirazione, che naturalmente ha la propria importanza anche ai fini educativi, ma è "commutazione" artistica, cioè renderlo idoneo - in espirazione - a un "lavoro" di produzione sonora indipendente dai lavori "animali" di ossigenazione e sostegno del busto.
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Caro Fabio, continuo a dire e a "pubblicizare" l'imporatnza delle tue parole, dei tuoi scritti, già di per se molto esaustivi anche se impegnativi soprattutto per chi "pensa" di avere la verità in tasca (ultimamente un mio amico tenore che tu hai avuto modo di ascoltare e di commentare, mi ha ribadito la "verità assoluta della sua tecnica dell'affondo" e del suo respiro preso giù e della sua nota fatta nella pancia e del suo torchio e della sua cavità, ecc.ecc.) aldilà delle prove pratiche che sicuramente illumineranno ancora di più chi ha la fortuna di potere fare lezione nella tua scuola, ma vorrei che ribadissi anche attraverso un ennesimo post, sulla necessità del cantante di raggiungere una salute psico-fisica idonea per un canto artistica, cioè sono convinto dal lato della mia pur breve esperienza che aldilà della preparazione tecnica che è "basilare" (dizione, respirazione, musicalità, orecchio,) è utile cercare di raggiungere e di "disciplinare" un equilibrio mentale e fisico tale che (soprattutto al giorno d'oggi) ti tenga lontano da "tentazioni" di vario tipo. Certo la fisicità e la "mentalità" di un ventenne sono sicuramente diverse da quelle di un cionquantenen come me, ma proprio per qusto vorrei si parlasse (io non sono proprio bravo come te a farlo) di questi stadi diversi, di come sia importante la maturità e la coscienza della propria voce e di quanto sia imporatnte conoscere se stessi psicologicamente e strutturalmente e quanto sia imporatnte stare bene in salute... Ciao
RispondiEliminaAggiungo per rendere ancora più chiaro il mio post precedente che ho vissuto ultimamente due esempi:
RispondiEliminanel coro dove canto un baritono ha avuto la cognata giovanissima in fin di vita... per alcuni giorni è venuto a cantare tra l'altro ci siamo preparati insieme per un concerto solistico che abbiamo a metà maggio, la sua voce era diversa e tuttora è come se avesse perso la "luce interna";
così pure un soprano trentenne alle prese con una flebite alla gamba da qualche settimana non ha più la stessa voce (intendo lo smalto) e sta cantando più col fisico che con la mente per intenderci.
Ecco, vorrei sapere da te, se possibile, cosa interviene dentro ognuno di noi quando si presentano situazioni del genere... anceh se la risposta verrebbe facile ma penso ci sia più di qualche spiegazione. Grazie. E scusami per la prolissità...