Ho letto un commento dove si dice: "ma non è meglio se nei conservatori e nelle accademie vanno solo i telentuosi, quelli già dotati, e gli altri stanno a casa?". No, non è affatto meglio, non può venirne che una grave decadenza dell'Arte. La pulsione artistica, cioè la voglia di realizzare qualcosa di importante, di grande, indipendentemente dal successo che questo potrà portare al soggetto, che può essere un po' l'esca, la motivazione esteriore, non è necessariamente legata al possesso di mezzi idonei. Questo è purtroppo anche causa di profonda infelicità, di frustrazione e persino suicidio (si veda il film Amadeus). Non so se ci sia qualcosa di peggio di voler fare con una determinazione vitale qualcosa e prendere atto, dopo un certo tempo, di non poterlo fare per mancanza di capacità. A volte questo sfocia nella nascita di un artista strepitoso, come è avvenuto per Antonietti, che conquistò a suon di "testate nel muro" una conoscenza vocale fuori dell'ordinario, ma il più delle volte porta a lasciar perdere o accontentarsi. Ma, se i mezzi non sono troppo inconsistenti, è proprio dalle situazioni modeste che emergono i grandi artisti. Si vedano Schipa e Pertile, che con voci non particolarmente belle, conquistarono un regno nel paradiso dell'Arte, ma tanti altri sono stati nella stessa condizione. Viceversa i cantanti con belle voci sono stati tantissimi, ma in quasi tutti i casi il successo si è limitato al fatto esteriore, estetico e quasi sempre ne è seguito un percorso in diminuendo, cioè verso la decadenza, perché il possesso di buoni mezzi per quasi tutti è una qualità sufficiente, da non richiedere approfondimenti, specializzazioni, ripensamenti. E' sempre la storia dell'Ego, che viene soddisfatto dal successo, dalla facile glorificazione di amici e parenti e dai fan che inderogabilmente arrivano. Buon per loro e va bene così. L'Arte da questi non riceve altro; al contrario un grande, per quanto "povero", può realmente segnare un posto nella Storia e diventare modello, esempio perché questa possa mantenersi in vita ad alti livelli. Bisogna imparare ad ascoltare; anche nell'ascolto occorre l'umiltà e la disponibilità.
Poi c'è un'altro discorso, però. E' facile insegnare a chi ha già i mezzi! Posso praticamente non fare niente, come so che è capitato a tanti cantanti (che definirei persino fortunati!!!). E in compenso non do asilo a chi, pieno di volontà e passione, potendo fare ma avendo bisogno di una guida, rimane alla porta. E' etico? Allora in nome della natura (perché il discorso sarebbe che solo le voci "naturali" cantano) io condanno l'Arte. Preferisco avere cento allievi pieni di problemi, con voci modeste, ma seriamente e appassionatamente disposti, che uno solo dotato di voce forte, ampia estesa, ma ... sotto il vestito (vocale) niente! Anche per il maestro c'è un ego, c'è un narcisismo e una voglia di successo, ma ci sono anche le condizioni, implicite, per arrivare alle giuste conclusioni.
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