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venerdì, agosto 01, 2014
Il cambio di passo
Tanti anni fa capitò di accorgermi di una cosa nuova. Appena fatto un primo esercizietto, anche banalissimo, facevo un "sospirone". Me ne resi conto, ovvero mi convinsi che non era un caso che questo avvenisse, solo dopo molte volte che questo accadeva. Nella mia respirazione era avvenuto un cambiamento, che non era semplicemente legato alla presa di fiato, ma alla mia intera persona, perché era subentrata una coscienza legata all'intenzione. Il fatto di iniziare una attività diversa dalla quotidianità e di iniziarne una di tipo artistico, metteva immediatamente in moto una modalità diversa nella presa del fiato. Quindi non è respirando volontariamente in un certo modo che creo la situazione ideale al canto, ma nell'aver creato le CONDIZIONI affinché questa avvenga NATURALMENTE. Quindi NON canto NATURALE, ma disciplina che sviluppi le condizioni affinché qualcosa che NATURALE NON E', LO DIVENGA. Per far questo occorre superare ciò che lo impedisce; detto e ridetto mille volte. Non si può sapere e non si può atteggiare il respiro, come null'altro relativo al canto, volontariamente; la nostra mente razionale non può farlo, non ha gli elementi, e noi non possiamo fornirglieli, neanche con tutta la scienza da qui ad altri 2000 anni. Ma la mente conoscitiva, che sa come relazionare e unificare gli apparati, sì, lo sa, e può informare l'altra parte (azione che va oltre l'intenzione), però occorre abbattare quel muro che lo impedisce in quanto contrario o anche semplicemente non utile alla vita di relazione. Nel corso di un tempo di disciplina artistica, così, avverranno molti "cambi di passo"; un giorno scopri che respiri diversamente, un giorno ti accorgi che la voce suona in modo diverso (i muri "rispondono"), un altro giorno ti accorgi che canti con maggior facilità, un altro sei colpito dalla ricchezza e bellezza e dalla sincerità con cui riesci a dire le cose cantando... E così, un passo dopo l'altro, si arriva laddove passi non se ne possono più compiere... con somma gioia!
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Bellissimi post....
RispondiEliminaIn quest'ultimo, soprattutto alla fine, ho riconosciuto delle cose "familiari", i cambi di passo imporatntisssimi come quelli del bimbo che riesce a camminare più speditamente in scioltezza.
Il sottilissimo limite tra pensiero e azione, tra conoscenza e unificazione. Entra sempre in gioco la regola dei "contrapposti" o meglio dei "complementari", energia e soavità, disciplina e naturalezza. IL mio percorso certamente mi ha portato a conoscere sempre più me stesso, ed è dura ammettere inizialmente i propri limiti, ma la bellezza di quest'arte (più, secondo me, di altre) è quella di scaturire da un percorso che ha a che fare poco con la fantasia, l'estrosità, l'esternazione, ma piuttosto con una giusta introspezione, una visione concentrata sull'ottenimento di qualcosa che sai esiste dentro di te, la tocchi quasi, e soffri tremendamente quando vorresti farla uscire, ma devi umilmente imparare, confrontarti, non solo studiando disciplinatamente, ma vivendo tutti i piccoli passi, le proprie esperienze appieno, con quella consapevolezza che può raggiungere chi vuole assimilare e vivere davvero questa nobile arte.
In particolare hai centrato un punto: Conoscere sé stessi! Quanto più approfondisci una disciplina, quanto più entri in te stesso e ti conosci, e direi che, a parte o oltre il canto stesso, non mi pare un elemento di poco conto. Però anche su questo dobbiamo riconoscere che molte persone non lo vogliono fare, ne hanno timore - se non paura - perché temono di scoprire qualcosa che non sanno e che potrebbe non piacere.
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