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martedì, agosto 05, 2014

Voce plus

La voce umana non è semplicemente suono prodotto da apparati fisici variamente articolato. In essa vi è un'aggiunta fondamentale: la Conoscenza! Essa è una qualità dell'essere soggettivamente graduata e che diversamente si manifesta. Gran parte di questa, che possiamo definire "spirito" o "pensiero profondo" resta "occulta" ma preme per potersi liberare, frenata propriamente dal corpo fisico che ha in sé una "cultura" o matrice animale, cioè prettamente fisica e fisiologica legata alla vita pratica, non proiettata a una elevazione spirituale. Il fisico, che comunque ha una propria "intelligenza", memoria e qualità, nulla sa e nulla può sapere su un magistero artistico; esso è pronto a piegarsi a volontà ed esercizi che definiamo propriamente "fisici" perché tendenti a modellare, sviluppare e incentivare attività già proprie del corpo e contenute nella funzione esistenziale nelle diverse parti che lo compongono. Viceversa condurlo a piegarsi ad attività esasperatamente raffinate e sublimi esula dal suo compito e in questo senso oppone resistenza; anche il fiato, pur non essendo un muscolo, si trova in una condizione analoga; non può, in prima persona, opporre resistenze, ma lo può fare il fisico che si occupa della sua gestione e soprattutto quella parte della mente che previene ogni pericolo o attività non riconosciuta. Dunque la voce che si esprime normalmente è una voce che risente della condizione umana comune più un "quid" di Conoscenza che si manifesta spontaneamente e più un eventuale ulteriore quid legato all'ulteriore Conoscenza che il soggetto ha saputo liberare. Questo quid troverà sempre freni fin quando non si accede a una disciplina che sappia riconoscere questa condizione e superarla. Il superamento consiste in parte nel condurre esercizi che educhino il fisico NON in opposizione-antagonismo con le forze di difesa, che non faremmo altro che provocare e incentivare, cosa che avviene più o meno in tutte le scuole tecniche, ma nell'aggirarle e ridurle alla quiete grazie a un processo di riconoscimento che quel settore della mente può attivare, perché, pur potenziale, è già compreso, quindi non si tratta di "creare", "costruire", "indurre o introdurre", "forzare", "imparare", ecc. ecc., ma accendere, infiammare, attivare, incentivare, soprattutto in virtù di una ESIGENZA spiriturale che il soggetto prima di tutto deve avere. Se non si sente il bisogno di accedere a un livello artistico elevato, una vera scuola d'arte sarà difficile da seguire, perché difficilmente si potrà accettare un percorso così "pignolo", duro, paziente e fuori degli schemi.
Il m° Celibidache nel film girato dal figlio "Le jardin de Celibidache", durante una conversazione con un allievo si lascia sfuggire un'affermazione che probabilmente non avrebbe rilasciato in una dichiarazione ufficiale: "la musique c'est toi" (la musica sei tu); egli in genere metteva in guardia ed era molto misurato nelle frasi in cui si doveva in qualche modo definire la musica. Ma alla fine giunge a una rivelazione che è molto difficile da comprendere. Viceversa possiamo far propria questa affermazione relativamente alla voce: "la voce sei tu", ed è da questa che può diventare più comprensibile anche l'altra (nel senso che il primo e più efficace e disponibile strumento per far musica non è e non può essere che la propria voce). La voce sei tu avvolora l'affermazione iniziale, cioè che nella voce c'è non solo il suono soggetivo ma la Conoscenza stessa di un individuo; in essa possiamo riconoscere il carattere, lo stato emotivo, persino lo stato di salute e altre cose. Spesso si legge che un individuo esprime con le parole solo una certa percentuale del proprio pensiero, il resto viene detto con il linguaggio del corpo. Per la verità bisogna scindere voce e parola, in questo caso; se è vero che la parola può essere limitata e "bugiarda", la voce può dire di più, come sanno bene gli investigatori! Un certo tremore, un innalzamento della tonalità, una modificazione del ritmo sono segnali che una persona non è perfettamente in sintonia con "il padrone", quindi è a disagio per motivi che si possono indagare.

2 commenti:

  1. Salvo9:05 AM

    Grazie Maestro.
    Vorrei che ci parlassi, se non l'hai già fatto, di quando purtroppo ci si bea della propria voce o meglio si pensa di fare suoni bellissimi ed invece... mi è capitato sentire ultimamente un baritono che estasiato della propria voce era convinto che giungesse a noi ricca di "armonici" ed invece, gli ho dato personalmente la cattiva notizia, il suono, la voce era tutta in bocca... a volte indietro, lui pasteggiava, fraseggiava muovendo abbondantemente la bocac come se stesse mangiando le parole convinto che in quelal maniera il suono arrivasse più "vibrante" invece al contrario la sentiva solo lui ma fuori usciva una voce piatta, scialba, insomma lui si atteggiava beandosi del suono che pensava bello invece.....

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    1. La situazione che mi riporti può essere letta in tre modi: narcisismo, quindi bearsi del proprio suono, e questo è molto molto diffuso; ingenutità, quindi pensare di essere ben uditi perché ci si sente bene, senza rendersi conto che il suono rimane dentro, o le due cose insieme, che probabilmente è il caso in esame. Il primo caso è il più difficile da trattare, perché i soggetti che ritengono di avere un bel suono non sono disposti a fare cose che potrebbero modificarlo, e quindi messi di fronte alla situazione in genere lasciano, ed è meglio lasciarli andare, perché si comprende che lo sforzo per uscire dal narcisismo è enorme, vuol dire mettere in gioco tutto sé stesso. Gli ingenui che non si rendono conto possono essere recuperati, ma bisogna anche svegliarli, perché evidentemente stanno dormendo!

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