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martedì, gennaio 25, 2011

Mettere il turbo alla voce

Un mio allievo ha pronunciato questa frase in un momento "di grazia". E' un concetto che avevo già intuito in passato, anche se mai scritto. E' vero, quando si riescono a superare il vincolo e le resistenze fisiche, e si riesce a cantare sul fiato, realmente e SOLO sul fiato, è come se partisse un turbo, cioè la voce prende non solo potenza, ma anche velocità. La velocità del suono nell'ambiente crea un effetto di compressione dell'aria che la rende molto risonante e occupa ogni anfratto.
L'attacco del suono è come una scintilla a qualche centimetro di distanza dalla bocca, leggermente sopra, e questa scintilla, piccolissima, senza corpo, è come se creasse una fiammata. La cosa realmente incredibile, è la leggerezza, la totale mancanza di attività muscolare, che fa sentire la voce come vuota, come inconsistente, ma allo stesso tempo incredibilmente piena di suono, e con un consumo d'aria minimo. Quando si avverte questo stato, ci si accorge che è come avere una piccolissima fuga d'aria, è come se la voce potesse durare all'infinito, perché, nel contempo, è come se il corpo non sentisse l'esigenza di nuovo fiato. Davvero uno stato di "trascendenza", come se il corpo non ci fosse più, avesse perso ogni esigenza, come fosse l'aria esterna a suonare, con il nostro semplice pensiero.
... ma quanta concentrazione, quanto lavoro, per raggiungere quella straordinaria semplicità...!

Riporto una frase del M° Antonietti, riportata nel trattato:
"La voce deve uscire dalle labbra leggera ed aerea, sprigionarsi ed apparire senza peso, morbida, pulita e deve conquistare l'uditorio. Deve essere vibrante nell'aria dell'ambiente e deve penetrare in ogni anfratto, in ogni palco, in ogni angolo, limpida e comprensibile. Deve poter avvolgere, conquistare, sconcertare e rapire il pubblico, portarlo via nel sublime, superando ogni e qualsiasi difficoltà, rendendo partecipe tutti, come se il canto fosse prodotto da un flusso mentale che conquista e sovrasta ogni attimo. La voce deve uscire dalla bocca come un ventaglio largo e verticale, come fosse emessa in un sogno, che porta nel sogno tutto ciò che la circonda, deve staccarsi dall'umano ed entrare in una sorta di trascendenza, come se cantasse un angelo. Ogni fibra dell'esecutore deve sprigionarsi nell'estasi e cancellare ogni e qualsiasi gradualità tecnica, ogni traccia di fatica. La voce deve diventare pensiero puro, e come tale deve corrispondere alla interpretazione e all'espressione del volto, del sentimento, e deve strappare letteralmente l'uditorio dalle poltrone; solo così incontreremo l'Arte, solo così si manifesta l'Arte, solo così l'Arte può essere intesa tale."

Devo aggiungere, purtoppo, che queste parole sono sempre vissute come "belle parole", perché acquistano significato solo nel momento in cui vengono vissute, il che, come si comprenderà, avviene davvero di rado.

3 commenti:

  1. Baritono2:09 PM

    Fabio ma una volta capito il "meccanismo", posto il fatto che deve seguire sempre un gran lavoro "operaio", la strada deve essere per forza lunga e quasi irraggiungibile? Oppure una volta che si è CAPITO la strada si può anche trovare spianata? Io mi sto convincendo che chi come me desidera questa sensazione di libertà, di vuoto come dici tu, ma che al contempo non vuole abbandonare la "propria voce" e alcuni modi di "sentire" il canto, pur sapendo di sbagliare, alla fine percorrono una strada che è più ostica e tortuosa e non scevra certamente di arduo lavoro che al massimo ti porta a dei livelli che non ti soddisfano appieno! Cioè ti voglio chiedere, se riuscissi a superare questa lotta "mentale", e riuscissi a fare, con piena coscenza quello che tu mi dici di fare, se riuscissi ad abbandonarmi al tuo insegnamento, accettandone il risultato, senza frustrazioni varie, basterebbero poche lezioni e quindi poco tempo per "ingranare la marcia" o meglio per "mettere il turbo", proprio come alla voce, ai miglioramenti della stessa, riuscendo a provare questa incredibile sensazione di emissione, di voce piena che galleggia fuori, completamente staccata dal fisico?

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  2. Non è per niente facile una risposta, perché non posso avere un'esperienza per ogni situazione, quindi posso solo intuirla. Tu dici "abbandonare la propria voce", ma nel tuo caso il problema è opposto, ma forse intendevi quello, cioè una propria idea, che è il contrario di propria voce. Quello che dici, sulla difficoltà per chi stenta a lasciarsi andare, è più difficile, certo. Ed è vero anche quanto dici dopo: se riuscissi ad abbandonarti basterebbero poche lezioni. Sì. Ma è quello che in qualche modo ho sempre detto; se ti togli il "chiodo" dal cervello di una voce idealizzata, probabilmente inizierebbe la discesa.

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  3. Ho un dubbio... questo commento è del Salvo siciliano o del Salvo campano? Non ce sto a capì più niente! Ehehe...

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