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giovedì, gennaio 27, 2011

La voce degli altri (4)

Ho letto un libro del didatta Antonio Juvarra. Non esprimo pareri generali sulla sua scuola, ma in questo libro trovo una serie di indicazioni che non solo condivido, ma che ritengo illuminanti. Ho deciso pertanto di riportare qui quelle che mi sembrano decisamente valide e complementari agli scritti di questo blog. Elencherò in seguito, per coerenza, quelli che non condivido o ritengo ambigui o di difficile comprensione.

Il libro si intitola "Riflessioni figurate sul canto", Armelin Musica - Padova - 2002

35: "solo il suono puro può funzionare da scintilla che accende il fiato, lo trasforma in energia sonora e fa accadere il canto [...]";
44: "Nel canto non si produce un suono ma si ri-produce il suono che abbiamo immaginato e presentito...";
54: "Possiamo tentare di camminare "scientificamente", azionando direttamente o consapevolmente i singoli muscoli coinvolti in questa funzione (e cammineremo male) oppure indirettamente e "sinteticamente", lasciando semplicemente che l'idea del camminare si traduca in azione "come normalmente facciamo". Non possiamo invece neppure immaginare di poter comandare direttamente alle corde vocali di compiere i 440 movimenti al secondo, necessari per realizzare l'idea della nota "La", o di far sì che i sordi, intonazione a parte, imparino a cantare. Questo ci fa capire come la concezione scientifico-meccanicistica, considerata "realistica" quasi per definizione, sia molto più irreale e impraticabile di quella "idealistica", considerata invece in base a un analogo implicito pleonasma, confusa e fantasiosa."; 55: "la scienza serve a dimostrare che il miracolo del canto a risonanza libera, detto "sul fiato" è anche una precisa realtà fisica, ma non può, in quanto tale, suscitarlo.";
72: [...]"rinunciando a gonfiare (l'io e la voce), si riesce a penetrare e a partecipare a una realtà superiore. Poiché essa non è in partenza già tangibile ed evidente, ma nascosta e quasi incredibile, non si tratta di scambiare due cose concrete di eguale valore, ma di porsi nell'atteggiamento di chi accetta di perdere tutto in cambio di niente. Solo in un secondo momento quel 'tutto' si rivelerà come un tronco morto e quel 'niente' come il seme vivo, divenuto albero. In questa dimensione la grandezza non è più fatta di pesantezza e autoalimentazione, ma di levità ed elevatezza.";
73: "'Da una maschera d'oro è coperto il volto della verità'. Anche il cantante, attratto dalla superficie dorata del suono 'impostato', non si accorge dello schermo che in tal modo lo separa dal suono vero.";
74: "Se si 'fanno' i suoni, si rimane attaccati ad essi. Se invece si orienta l'attenzione verso di essi, non c'è attaccamento, ma semplice contatto, come tra un oggetto e il raggio di luce che l'illumina.";
79: "L'arte del canto si rivela infine come l'arte di togliere la gravità e scoprire la luce del suono. I mezzi per compiere quest'alchimia sono, oltre alla creazione della parola, i due elementi senza i quali la dimensione umana non sarebbe neppure concepibile: la respirazione come continua osmosi interno/esterno e la percezione dello spazio.";
81: "Non 'fare' il tenore (o il baritono, o soprano, ecc.) ma ritrovare se stessi e, se si è tenore (o br, o sp, ecc.) naturalmente lo si sembrerà (perchè lo si è).";
82: "Io individuale=suono timbrato. Io universale=essenza pura del suono. Il primo è una costruzione mentale fatta delle immagini che vogliamo gli altri abbiano di noi, il secondo è l'emergere dal niente della nostra natura più vera, intima e inconfondibile. Il suono del primo tipo, mummificando la mobilità vitale con cui si manifesta il secondo, era detto dai belcantisti, in senso negativo, 'in maschera', cioè simulacro esterno, e quindi falso.";
93: "L' 'altezza' intesa come qualità aerea e lievito del suono, non si ottiene pensando di indirizzare il suono in alto [...] ma alleggerendolo di quegli elementi pesanti che gli impediscono di galleggiare naturalmente. Una volta alleggerito e nebulizzato correttamente, il suono da solo trova l'altezza ideale. [...].";
98: "Avvio del suono dolce, senza aggressività, dopodichè può esserci intensificazione senza irrigidimento.";
99: "'Rinforzare è rendere il suono più puro e intenso, 'sforzare è rendere il suono più grosso e roboante.";
107: "Due sono i fiati nel canto: uno vistoso, che fa 'idrante' al suono, spingendolo, e un altro, nascosto, che gli fa da 'cuscino' o da 'tappeto volante', sostenendolo [...]"; [nota: più che spingendolo direi: alimentandolo]
131: "Molte sono le gabbie che imprigionano il suono. Ce n'è una dorata, che in molti cantanti pazientemente si costruiscono e a cui compiaciuti danno il nome esoterico di 'maschera'.";
133: "Il concetto di 'colonna di fiato' sottolina l'armonia globale su cui si basa la giusta emissione: non azioni muscolari localizzate, quindi né cavità settoriali, per quanto 'avanti' o 'in maschera', 'a sbadiglio' o 'a sorriso', ma intercomunicazione fluida ed eliminazione di ogni compartimento stagno.";
134: "la colonna del fiato è ciò che è l''anima' per gli strumenti ad arco: un ponte sonoro che collega il 'fondo' respiratorio e la 'tavola armonica' del sistema articolatorio e di risonanza.";
135: [...]"il cantante dalla sua posizione 'dietro le quinte' del corpo, percepisce il suono giusto non tanto come suono, quanto come fiato imbevuto di suono, con un effetto e un rapporto fiato/suono paragonabile alla nebulizzazione di uno spray. Se la sensazione interna è invece quella di un suono troppo concreto, pieno e presente, privo insomma di quella percentuale di aria che lo rende lievitato e souffé, il livello estetico e funzionale del suono è inevitabilmente inferiore.";
137: [...]"i suoni più reali non sono i suoni concreti, 'pieni', 'timbrati', ma quelli 'elevati', 'depurati', 'lievitati' o 'levitati'.";
138: "non l'erezione di un gorilla che si gonfia e batte il petto portando la propria forza in trionfo, ma l'elevazione di un Cristo che risorge aprendo le braccia all'umanità, è ciò che rende meglio lo spirito di quella postura nobile da cui scaturisce negli acuti l'energia 'alta' che esalta al massimo tutte le qualità del suono, senza degradarle ad urlo.";
145: "l'attacco del suono è spesso un attacco al suono. Questo tipo di attacco è attaccamento, frutto della paura, che priva il canto e il cantante della libertà del vero distacco. Sfociando nel suono, invece di attaccarlo o attaccarvisi, e lasciandosi da esso invadere e pervadere, si crea una fusione tra l'immanenza dell'attacco e la trascendenza del distacco.";
147: "Quando, stanchi di cercare una sicurezza, finalmente troviamo una libertà, stanchi di cercare il suono in una qualche zona anatomica, improvvisamente siamo da esso trovati, ecco che la meraviglia suscitata dall'apparizione, anche per pochi attimi, della verità ci fa esclamare: "tutto qui? Ma non sto facendo niente!"[...];
166: "I seguaci dell'affondo si comportano come chi, avendo scoperto che un albero affonda le radici nella terra, cercasse di sotterrare anche il tronco e la chioma. I seguaci della voce in maschera come chi cercasse di portare alla luce anche le radici. [spoggio, ndr] Il canto sul fiato si radica nel profondo del respiro ma finisce in alto sulla cresta luminosa dell'onda di energia, quella che Lauri Volpi chiamava 'la cima del soffio'.";
177: "... passando da una nota all'altra, il fiato/suono deve continuare a fluire liberamente, come, cambiando marcia, il motore e le ruote continuano a girare. Questa indipendenza tra emissione ed articolazione dei vari suoni dà la sensazione di lasciar risuonare l'eco della voce, di parlare sfruttando l'onda della nota precedente, addirittura di cantare in playback, perché l'articolazione, non più associata a singoli impulsi di attivazione fonatoria, da motore si fa timone della voce...";
179: "Nel mondo del canto nessun espediente tecnico, per quanto demenziale (e purché "segreto") appare così risibile da non riuscire a creare una 'tecnica', un 'maestro' e una 'scuola'.";
182: "Degenerazioni nordiche dell'appoggio: non più 'galleggiar cantando', ma 'defecar cantando'.";
183: "l'unico diaframma con cui molti cantanti hanno a che fare è quello, da loro stessi creato, che li separa per sempre dal suono vero.";
188: "E' incredibile che molte scuole di canto ancora si basino su una rudimentale, inconfessata concezione idraulico-balistica della voce che 'stringi-stringi' (è proprio il caso di dirlo...) si riassume nella seguente idea-immagine: un tubo ricurvo a doppia uscita (nasale e orale) da cui bisogna buttar fuori (o comunque avanti) un oggetto che è il suono. Se questo non esce o rimane in gola (?!), il suono è definito, per antonomasia, 'indietro'. Per farlo uscire, occorre esercitare in basso una pressione sui mantici del fiato (e questo sarebbe l'appoggio) oppure 'vomitarlo' allargando la gola...";
191: "... Paradosso (e nemesi) del grande critico, divenuto (anche lui!!?) insegnante di tecnica vocale: avere impresso nella mente il suono giusto e nel corpo tutto il contrario; non 'cantare' per non tradirsi.";
194: "Quelli che... colorano di grigio l'arcobaleno perché così è più omogeneo, quelli che immobilizzano la voce, perché così è più uguale, quelli che la affondano perché così è più piena, quelli che la impiccano perché così è più in maschera, quelli che la spingono perché così è più avanti, ....";
202: "la foniatria ha rapporto col canto come la ginecologia con l'eros, la meteorologia con la Pastorale di Beethoven, la topografia e l'orografia con l'Infinito di Leopardi, la speleologia con la Vergine delle Rocce di Leonardo.";
204: "Ammesso che la scienza sappia come la voce funziona, non è detto che sappia come farla funzionare e questo è ciò che la distingue dall'arte. D'altra parte, per il semplice fatto di sapere come funziona un pianoforte, un accordatore non assurge ipso facto al rango di pianista. [o insegnante di pianoforte, ndr]";
212: "Perché si canta? Per esaltare il proprio io vocale, separandolo e distinguendolo dagli altri. Oppure per farlo partecipe di una superiore dimensione di bellezza, che è extrasoggettiva.";
214: "Si può 'servire' ai tavoli o sull'altare; in entrambi i casi il servizio è rivolto agli altri. Quello svolto dai cantati è invece spesso un self service, un servire a se stessi squallidi piatti di autocompiacimento o di autoidolatria.";
220: "Nell'espressione drammatica il primo rischio è quello di voler essere più otello di Otello, in quello musicale di essere più verdiani di Verdi. E' il momento in cui, per intensificare l'espressione della realtà, se ne fa la caricatura. Questo squilibrio concettuale ed espressivo diventa subito squilibrio tecnico-vocale, con conseguenze disastrose sulla voce.";
241: "[...] la 'maschera': essa non è da intendere come magico amplificatore della voce, sede materiale delle risonanze frontali e nasali dove convogliare il suono, ma come visualizzazione esterna del suono 'staccato dalla gola' e che si autosostiene al di sopra di un certo livello di guardia, percezione mentale della dimensione alta della voce.";
256: "Togliere la pienezza del suono , lasciando che nello spazio vuoto rimasto vibri la sua anima luuminosa.";
270: "lì vicino a dove parliamo [...] sta il misterioso accesso all'emissione libera, il suo "apritisesamo". Ma noi non ci crediamo perché troppo 'semplice' e continuiamo a cercarlo lontano [...].";
280: "il suono timbrato è spesso un suono artificiale, la cui brillantezza è ottenuta per addizione e non ricavata per sottrazione (cioè per purificazione). [...]";
282: "La quantità di vibrazioni percepite nella zona della maschera non è direttamente proporzionale alla correttezza dell'emissione, anzi in molti casi è esattamente il contrario. Così in un motore un numero alto di giri non determina di per sè la velocità della macchina [...];
283: "Quando si spinge è perché inconsapevolmente dando colpi con i muscoli [...] si ferma il movimento passivo, inerziale, della corde vocali (canto sul fiato) e si compensa imprimendo un movimento attivo. Insomma si frena e poi si accelera, o più precisamente, si accelerà perché si è, senza saperlo, azionato il freno.";
294: "'Pronuncia alta' significa non abbasssare la posizione per pronunciare, attuare cioè una pronuncia così essenziale e leggera da non ostacolare la sintonizzazione del suono puro, dopodichè l'impressione è che i due elementi(pronuncia ed emissione) si fondano (parlare sul fiato) e che quindi la pronuncia sia alta. [...] La 'voce uguale' non è una voce staticamente rigida, ma fluidamente viva.";
297: "E' interessante notare come la tecnica di emissione ideale sia designata come "parlare sul fiato" e non semplicemente come 'cantare' o 'parlare' e neppure 'declamare' sul fiato. Questo significa che contrariamente a quanto succede nel declamato e nella recitazione del teatro di prosa, nel canto di alto livello, detto 'sul fiato' , i movimenti articolatori non diventano impulsi che agiscono direttamente sulla quantità di voce emessa, indurendo i muscoli dell'appoggio, ma rimangono indipendenti dall'emissione, esattamente come in uno strumento ad arco la diteggiatura è indipendente dall'arcata. Il compito di amplificazione del suono è affidato non ai 'singoli' colpi declamatori, ma alla risonanza libera, per cui chi canta, più che cantare, assiste e sovrintende al proprio canto. Di qui l'impressione di parlare semplicemente o di cantare in playback.";
304: "Se invece di pro-nunciare, retro-nunciamo, rimaniamo senza volante [si veda la nostra individuazione delle labbra come timone e briglia della voce ndr]. In questo caso per non andare fuori strada dobbiamo costruirci dei binari [i binari cui accenna il m° A.J. in questo caso si riferiscono al lato faringeo della gola, mentre noi parliamo saltuariamente di binari esterni alla bocca], ciò che limita drasticamente le possibilità di movimento, ma che non impedisce a molti cantanti di optare entusiasti per questa soluzione di ripiego trasformando sè stessi, se non in 'ventriloqui' in 'faringoloqui'.";
341: "Occorre sì'cantare come si parla', ma come si parla realmente, non come immaginiamo che si parli. [...]";
345: "E' l'intenzione di 'parlare' e non di cantare che, nell'avvio del suono dà alla voce quella purezza e semplicità che la fa risuonare liberamente, senza spinte e senza zavorre. Per contro, l'intenzione di cantare suscita quasi sempre un surplus di energia che appesantisce l'emissione. Per questo, paradossalmente, l'invito a non cantare ha come effetto un cantare meglio.";
360: "Educazione dell'emissione sul fiato: trasformare una barca a remi in una barca a vela."
365: "Il suono 'alto' si ottiene eliminando le zavorre che gli impediscono di stare naturalmente in alto, e le zavorre si eliminano togliendo le tensioni muscolari che 'istintivamente' aggiungiamo, ritenendole necessarie.";
367: "[...] Il mito delle cavità nasali di amplificazione è così potente da lasciare i suoi seguaci indifferenti anche alla semplice constatazione empirica che cantando a bocca chiusa, la potenza del suono non solo non aumenta, ma diminuisce drasticamente. Questi 'mugolatori' sono talmente fanatici della loro fede che, se in possesso di un motorino, ne bucherebbero subito la marmitta (altra cavità di assorbimento) per trasformarlo in 'cavità di assordamento'....";
382: "Il suono non va mai 'tenuto', ma 'lasciato': lasciato vibrare, galleggiare, risuonare, ecc. [...]";
385: "[...] il suono è guidato grazie alla vitalità e motilità dei muscoli facciali che usiamo per sorridere (da cui il concetto di maschera, che per altro non indica una speciale cavità di risonanza, ma il semplice piano frontale della pronuncia essenziale che sola rende possibile la sintonizzazione dei suoni puri).
388: "Se mille Otelli, Leonore ed Edgardi non avesssero mai proferito sul palcoscenico le loro parole, quale sarebbe lo spirito e l'accento con cui le diresti? Pensa: sei qui, tu, solo, il primo al mondo a far risuonare nell'aria le fatidiche parole "Ah si, ben mio...", "Ah, l'amore ond'ardo...".";
401: "Spesso cerchiamo il suono giusto in base a quello che immaginiamo esso sia. Ma se lo conoscessimo già non avremmo bisogno di cercarlo. [...] E' così che ci sfugge il suono vero, quando casualmente ci si presenta davanti: non siamo in grado di riconoscerlo...";
402: "'Aletheia': la verità in greco non è indicata positivamente, ma negativamente, cioè come svelamento, scoperta, risultato indiretto e sconosciuto di un togliere. Ugualmente nel canto il suono vero non si trova cercandolo direttamente, ciò che ci induce a inventarlo artificialmente (attribuendogli le caratteristiche che immaginiamo debba avere), ma togliendo ciò che lo ricopre e lo nasconde.";
416: "Il declamato pseudoverista non è che la lotta che il cantante deve ingaggiare col proprio corpo per far uscire la voce, compensando con la forza le distorsioni acustiche e gli squilibri muscolari da lui stesso prodotti. Che poi tutto questo diventi 'espressione drammatica' è un fatto vero, ma solo nel senso limitato del dramma personale del cantante, in lotta con la propria voce.";
419: "La respirazione fisicamente e psichicamente significativa avviene a bocca aperta. Non a caso si parla di 'boccata d'aria' e non di 'nasata d'aria'....";
424: "Si galleggia 'sulla cima el soffio' come voleva Lauri Volpi, e non semplicemente sul fiato, se si distende il corpo con l'inspirazione e se si 'affilano' le parole, rimanendo sciolti. Le 'parole piccole' galleggiano sul fiato, le 'parole grosse' invece 'affondano'...";
473: "Quando si inspira occorre già concepire la nota con la mente. Dopodiché non bisogna far altro che lasciare che il fiato esca e cominciare il suono non con un colpo o con una spinta, ma sul fiato. Il suono sul fiato è il solo ch...e si possa aumentare o diminuire. Quando vado sugli acuti è come se dentro fossi vuota. C'è solo la colonna del fiato che vibra. La gola non esiste, è completamente rilassata e il fiato funziona da solo. Quando le c.v. vibrano in modo rilassato non si stancano mai. Occorre assumere un atteggiamento di abbandono. Quando si 'appoggia' occorre avere una sensazione di altezza e mantenerla anche scendendo. Tutto meravigliosamente alto. In questo modo si sorvola il passaggio senza sentirlo. Magda Olivero.";
479: "[...] Le verità si scoprono, i surrogati si inventano.";
484: " Come il seme è contenuto nel frutto acerbo o marcio e il fuoco nel centro di pianeti ghiacciati, così il suono puro e luminosto è contenuto nel suono sguaiato e gridato. La sua nascita è appunto una parto-separazione dal contrario che lo contiene.";
488: "Non avere gola cantando, non avere ego vivendo.";

Sono ben poche le frasi che non condivido in toto o che trovo controproducenti o di equivoca intepretazione, ma non starò a citarle. Trovo, dopo una seconda rilettura, solo che se è affermato in modo mirabile tutto ciò che riguarda il canto sul fiato, è difficile capire come si arrivi a questo straordinario risultato! Quindi come si "doma" l'instinto, come si superano i duri ostacoli che egli ci pone...
Questo da un lato, poi ci sono aspetti non secondari che qui vengono del tutto ignorati, o appena sfuggiti, come il problema dei registri e delle classificazioni.

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