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giovedì, ottobre 13, 2011
Il tubo lungo
Da un commento di Salvo, prendo spunto per una riflessione. In parte è contenuta nelle premesse (fin dai post del 2006), ma trattando di pronuncia giova un approfondimento. Prima cosa, ricordiamo gli aspetti fondamentali che riguardano il "tubo". La corrente d'aria espirata, dopo i polmoni, attraversa un tubo, formato dalla trachea, prima, e dal faringe poi, per terminare sulle labbra. Questo tubo può essere spezzato, e istintivamente lo è sempre, nel senso che si articola in (almeno) due tratti: dal diaframma alla glottide e dalla glottide alla bocca, oppure in un tratto unico, cioè dal diaframma alla bocca. Quest'ultima situazione è rarissima e sottende un'educazione respiratoria privilegiata da una disciplina artistica, che è appunto l'intendimento della nostra scuola. La differenza credo sia molto evidente: un tubo unico "svincola", libera la laringe da ogni interferenza, permettendole di assumere volta per volta la posizione ideale per realizzare il suono che vogliamo o di cui abbiamo bisogno. Per questo ogni sia pur minimo intendimento di movimento volontario della laringe è da considerarsi nefasto, perché immediatamente abbiamo il "tubo spezzato", cioè non possiamo raggiungere quella situazione ideale di un unico flusso aereo libero. Qual è il rovescio della medaglia? Anche questo è abbastanza semplice da intuire (ma l'intuizione era dei nostri bisnonni, non del mondo attuale, che contando tutto sulla scienza, non si vuole più sforzare a proiettarsi nelle ipotesi...): allungandosi il tubo, il peso aumenta considerevolmente, perché l'aria pesa, soprattutto se parliamo di aria "compressa", come è quella vibrante di un suono. In questo senso dobbiamo anche considerare, come giustamente suggerisce Salvo, che anche pochi millimetri in più o in meno possono modificare il peso, per cui una U, che "spara" le labbra in fuori, considerando anche la postura della bocca nella sua totalità, provoca aumento di peso (e di colore) da considerare. Il peso è la forza che l'aria esercita sulle pareti polmonari, con vari tipi di conseguenze, da sole o abbinate: abbassamento del diaframma, avanzamento e risalita delle costole, espansione della gabbia toracica, avanzamento della parete addominale, ecc. Questo peso non è ben tollerato dall'istinto, che lo considera un'interferenza indebita e anche una più o meno velata minaccia alla sopravvivenza, e quindi reagisce. La reazione è in rapporto con la "minaccia", cioè, più il peso sarà grande, più forte la reazione; la reazione può essere tollerabile, cioè controllabile, oppure andare oltre le possibilità di controllo. L'istinto, inoltre, ha in sé un margine di tolleranza, vale a dire che insistendo col peso piano piano cederà, e reagirà meno, salvo riprendersi tutto il concesso al venir meno di una costante esercitazione. E' il tipico percorso sportivo, che riguarda anche la maggior parte dei cantanti, che non avendo acquisito una vocalità, o per meglio dire un imposto, di tipo artistico, ma di tipo tecnico, cioè avendo guadagnato la voce mediante la forza, vanno incontro a decadimento quando il fisico inizia a perdere tonicità, cioè tra i 40 e i 50 anni, e l'istinto può riprendersi ciò che ritiene "maltolto". Dunque se da un lato occorre comunque abituare, allenare, il fisico (e più precisamente il diaframma) a sopportare il peso vocale, dall'altro dobbiamo creare le condizioni per disciplinare il corpo stesso, cioè metterlo nelle condizioni di non accogliere il suono come una interferenza, come un oggetto da sopportare, ma riceverlo come una "nuova esigenza vitale", da includere tra le funzioni di cui è artefice.
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Caro Fabio, questa nuova veste da ancora maggiore lustro ad un blog che ritengo sia unico e veramente significativo. Grazie ancora e continua sempre con questa umanità e professionalità.
RispondiEliminaAdesso vorrei parlare della esperienza con l'aereosol che ho fatto ieri sera per una tracheite dovuto agli sbalzi di temperatura. Una volta azionata la pompa ed immesso il boccaglio, tutta la bocca risente di quella gradevole sensazione di apertura e morbidezza (ho provato a rilassarmi completamente e a sentire l'aria che dolcemente fuoriusciva dal boccaglio e mi carezzava la faringe fino a giù...). Ecco in questo caso è l'aria che al contrario entra... è forse non è indicato il paragone per via della pompa che comunque richiama un concetto di forza, ma il risultato (cioè l'aria che viene insufflata così finemente... da l'esatta sensazione di leggerezza e flusso continuo che dovrebbe coesistere quando cantiamo. Sbaglio?
E' giustissimo, e la sensazione è esattamente la stessa, con quella morbidezza di forme rilassate che è un piacere lasciar accarezzare dall'aria, ancor più piacevole giacché è vibrante, essendo sonora. Niente forza, niente durezze. E quell'irrorazione che proviene dal boccaglio è quella che noi possiamo anche immaginare dalle labbra in fuori, e che chiamiamo voce! Ciao, grazie. Sulla veste grafica avevo qualche dubbio, ma se mi dici che è valida... la lascio! :)
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