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domenica, ottobre 09, 2011

Le forme "chiave": 5) la E

Procedo velocemente nella disamina delle vocali, ricordando che il criterio non è quello di imparare a emettere le vocali e poi "assemblarle", che sarebbe un lavoro assurdo, così come, in un certo senso, è questa stessa presentazione, perché in realtà se ognuno emettesse con semplicità e attenzione ciascuna vocale, già verrebbero più che discrete. Il problema sono le confusioni mentali derivate da scuole, ascolti, visioni, letture di metodi o consigli di insegnanti ecc., che creano storture e rigidità che portano a disconoscere la semplicità. Qualcuno continua a insistere sul fatto che il canto è naturale come il camminare. E' vero, ma solo potenzialmente, perché noi camminiamo quotidianamente, per cui una volta imparato, in età infantile, continuiamo a farlo senza alcun pensiero. Ma se a causa di un trauma o di una lunga degenza dovessimo star fermi per alcuni mesi, non riusciremmo più a camminare speditamente, e avremmo bisogno di un periodo di riaddestramento. Il canto non viene praticato giornalmente fin da piccoli, per cui non è e non può essere considerato una nostra natura, anche se diciamo continuamente che lo può diventare. Allora per pigrizia, per istinto, ecc., le vocali che noi possiamo pronunciare con la massima semplicità, oggigiorno soprattutto, a causa di una distorta concezione del canto, siamo portati a modificarle nei modi più assurdi, e di conseguenza una scuola artistica come la nostra deve ripercorrere i modelli esemplari affinché si ritorni a una pronuncia perfetta, che è l'anticamera per un'educazione del fiato perfetta. Infatti se la vocale gode della forma esatta, il fiato, per poter alimentare perfettamente quella forma, data la volontà musicale (nota, volume/intensità) ed esecutiva (colore, carattere), si dovrà adattare per quantità e qualità a quelle condizioni, sviluppandosi fino alla perfezione. Questo processo di sviluppo è reciproco, vale a dire che inizialmente abbiamo la necessità di creare con la muscolatura e le articolazioni superiori e anteriori la forma esatta per stimolare lo sviluppo del fiato; progressivamente queste forme non sarà più necessario "farle", cioè volerle imporre fisicamente, perché sarà il fiato sviluppato a modellarle mediante il "senso artistico" che si sarà attivato, del tutto indipendente dalla volontà muscolare. Esistono due tipi fondamentali e principali di E, la "é", detta chiara o acuta o o stretta, e la "è", detta scura o grave o larga. Come in altri casi, possiamo dire che esistano anche figure intermedie, però è necessario educarsi e allenarsi su quelle più estreme, in modo che le varie sfumature possano essere eseguite con grande facilità e correttezza, con la semplice volontà mentale. Come si può facilmente intuire, la E chiara è parente stretta della I, mentre la E scura (questo è un po' meno intuibile), è parente della A. Diciamo che può essere utile ricordare che la "é", nella lingua corrente, è rappresentata dalla congiunzione (io "e" te), mentre la "è" è rappresentata dalla terza persona p.s. del verbo essere (lui "è" buono). Purtroppo in Italia i vari dialetti o lingue locali hanno spesso modificato l'uso in molte parole degli accenti sulla E e sulla O, con storpiature orribili. Un tempo alla radio e in televisione avevamo annunciatori e presentatori con una dizione irreprensibili, oggi parlano tutti male, e dunque si sono anche cancrizzate pronunce errate. Consiglio tutti coloro che cantano o vogliono cantare di fare almeno un anno di corso di dizione qualificato, o perlomeno leggere libri in merito, meglio se con cd, e fare esercizio e impegnarsi nella corretta pronuncia delle parole delle opere o arie che cantano.
La E chiara o stretta, fig.1, come si diceva, è simile alla I, ma chiede una apertura leggermente più ampia della bocca. Questo la rende più facile dell'altra vocale, tant'è vero che nei casi "ostinati" di difficoltà di pronuncia della I si tende spesso a passare attraverso la E. Come si può osservare, la lingua mantiene la sua posizione a cucchiaino delicatamente appoggiata ai denti inferiori, ma nella parte posteriore tende ad allargarsi un po' di più. Salendo in zona acuta anche con questa vocale occorre stirare maggiormente i muscoli di labbra e zigomi, fino alla linea degli occhi, Nei primi tempi di studio può essere consigliabile evitare di salire oltre il passaggio, perché se non c'è ancora un buon rapporto col fiato, si può avere una risalita del diaframma (evidenziato da una eccessiva salita della laringe). Nel caso della E, però, al contrario della I, a causa del maggior spazio anteriore, la vocale difficilmente si blocca, quindi si riesce ad arrivare sino agli estremi acuti con apparente facilità. E' caldamente sconsigliabile far ciò da soli, perché si è indotti a credere di aver superato ogni problema di acuti, ma in realtà si entra in un ben noto difetto, che è quello della "voce stretta", che ammorba molti cantanti, soprattutto tenori, che stringono a più non posso (non rendendosi conto, o rendendosi conto ma fregandosene, che è la gola che si stringe), riuscendo a tirar fuori le note acute, ma spigolose, aspre, taglienti. Dunque è consigliabile, in fase iniziale di studio, salire con una E scura.
La E scura è molto vicina alla forma della A. Le labbra sono rilassate, lo spazio orale è ampio, la lingua è quasi del tutto posata sul pavimento della bocca, salvo un leggero sollevamento nella parte posteriore. In genere noto che la maggior parte degli allievi trova molta difficoltà a creare la giusta forma, con un sollevamento straordinario della lingua (fig, 3)
Questo non può essere accettato, perché la lingua si porta dietro la laringe, dunque il suono sarà, o tenderà fortemente a essere, spoggiato. Il concetto essenziale di buona pronuncia della E grave è molto educativo, perché l'allievo, specchiandosi, si renderà conto che l'unico sistema per poter passare, ad esempio, dalla A alla "è" senza che si sollevi la lingua, è quello di pensarla molto avanti e nel fiato. Qualunque tentativo di farla usando muscoli o articolazioni sarà destinato a fallire. La E scura si può presentare un po' diversa nel centro e in zona acuta. Infatti mentre nella gamma centrale pur trattandosi di una vocale scura mantiene una sua componente chiara, sul passaggio e per alcuni semitoni successivi richiederà un ulteriore oscuramento, fig. 4.
Come si può notare dal confronto della immagini, si modifica il contorno delle labbra, che si stringe inducendo maggior appoggio (pressione), che è una delle prerogative educative del passaggio. Occorre non abusare di questo colore e di questa condizione, perché se è vero che il suono appoggia di più, e quindi risulterà più sonoro, dall'altro comporta un "incavernamento" della laringe, dunque una sua minor libertà e correttezza nel rapporto col fiato e inoltre una opacizzazione del timbro.

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