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giovedì, ottobre 06, 2011

Le forme "chiave": 3) la A

La A era considerata dagli antichi una delle vocali più idonee all'educazione vocale. Oggi ci sono scuole che la sconsigliano o la vietano addirittura nei primi anni di studio, e infine ci sono scuole, non poche, che la ritengono INESISTENTE, dicendo che nel canto lirico esista solo una O più larga. Personalmente ritengo che questa affermazione equivalga a una bestemmia; solo la superficialità e la scarsa riflessione possono indurre a pensare una cosa simile. Mi è stato detto che anche Mirella Freni ha detto questo; mi dispiace, e spero non sia vero, perché ritengo che la Freni sia stata una buona cantante. Lasciando da parte queste considerazioni, devo constatare che talvolta la A costituisce un problema per chi arriva in questa scuola dopo averne frequentate altre, mentre chi inizia da zero solitamente non fa grande fatica ad emettere correttamente questa vocale. Essa infatti, al contrario di tutte le altre, non richiede alcuna particolare forma, se non quella semplicissima di una armoniosa e serena apertura della bocca, senza alcuna tensione in nessuna parte della bocca, del collo, della lingua e del volto. E' vero che il rilassamento è spesso difficile da conseguire, ma se non si hanno particolari confusioni in mente su come si debba "costruire" la voce, in poco tempo si riuscirà nell'impresa. Una volta aperta modestamente la bocca, come si può vedere nel post su "la lingua", basterà far scorrere il fiato. E va beh... lo so che quel "basterà" è grande come una montagna, però se si ha pazienza e non ci si lascia dominare dall'istinto si potrà raggiungere un buon risultato in poco tempo. Il problema, come è stato già evidenziato nei post precedenti, riguarda l'attacco della vocale. Mentre l'attacco della consonante è dovuto in parte a un'occlusione muscolare, il cui risultato è trasportato dal fiato, nel caso della vocale non esiste un attacco muscolare, ma il fiato assume la connotazione della cavità che attraversa; però nello spazio antistante occorre definire, dettagliare la pronuncia. La bocca, durante l'emissione in zona centrale, è rilassata. Non si devono "tirare" le labbra all'indietro, come si evidenzia nella fig.1
in quanto il suono diventa immediatamente aspro, decisamente brutto, sbracato. Le labbra devono sempre restare morbide e la forma armoniosa, vagamente ovale. Nel salire verso la zona acuta, la pressione dell'aria procurerà una depressione della lingua che può evidenziarsi come un "cucchiaio" molto rimarcato (fig. 2), oppure un solco nella parte centrale verso la gola (fig. 3).
Può essere un consiglio interessante quello di proiettare il fiato verso il palato alveolare non immaginando questa vocale come molto grande in bocca, profonda, ma piccola, sottile, come se uscisse da ipotetici baffi.

2 commenti:

  1. salvo8:34 AM

    Naturalmente, la lingua a cucchiaio nella zona acuta comporta una maggiore cavità e l'abbassamento della laringe. Si vede dalle foto anche il velo palatino alto... indice di una corretta gestione del fiato e quindi della proiezione del suono. Sbaglio?

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  2. In parte è vero, però la laringe in zona acuta tende ad alzarsi, in realtà. E' solo sul passaggio che la reazione istintiva causata dal cambio di corda, cioè da una meno tesa a una più tesa, provoca un potenziale innalzamento del diaframma (e di conseguenza della laringe) che viene moderato dall'oscuramento del suono. Ciò che bisogna ribadire, confermare e stamparsi in mente è che questa osservazioni (innalzamento del velo palatino, abbassamento della laringe, ecc.) riguardano ciò che avviene in conseguenza di una disciplina più o meno esemplare del fiato e NON PERCHE' IL SOGGETTO HA INDOTTO VOLONTARIAMENTE QUELLE AZIONI! Cioè, qualora fosse ancora non ben chiaro, io mentre emettevo quelle vocali non avevo minimamente intenzione o volontà alcuna di alzare questo o abbassare quell'altro! Se è successo è perché doveva succedere in base all'educazione e allo sviluppo del mio fiato. Grazie, ciao.

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