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sabato, ottobre 08, 2011

Le forme "chiave": 4) la I

La I per diversi aspiranti cantanti rappresenta uno scoglio duro. Da un punto di vista teorico la cosa potrebbe sorprendere, e soprattutto sorprende colui che invece la emette con molta naturalezza e facilità. Infatti la I risulterebbe semplicissima, ma... c'è un però! Come in molte altre parti del nostro corpo e in particolare negli apparati che hanno a che vedere con la voce, si può creare un "effetto valvola" che può frenare e persino bloccare l'emissione di questa vocale. Come è facilmente constatabile, nella I la lingua, nella parte anteriore, va quasi a aderire al palato; in questa situazione se in quello stretto spazio passa un'eccessiva quantità, o meglio pressione d'aria, l'effetto valvola ne provoca la chiusura completa, un po' come quando cerchiamo di tirare con troppa energia la cintura di sicurezza. Dunque, la prima cosa da fare, nel caso in cui la pronuncia di questa vocale risulti non agevole, è di alleggerire, evitare qualunque spinta e tentativo di dare corpo, volume, intensità. Dunque, la forma chiave della I, come è facilmente intuibile, è quella del sorriso, cioè uno stiramento delle labbra in orizzontale, che comporta anche un coinvolgimento dei muscoli sugli zigomi e fino alla linea degli occhi (nota umoristica: un giorno stavo assistendo a una lezione del mio m° con alcuni cantanti coreani, e siccome uno degli allievi aveva serie difficoltà a fare la I, il m° mi chiese più volte di esemplificare; io per essere efficace ci misi la massima cura; dopo alcune esemplificazioni, una delle allieve esclamo: quando Fabio dice I gli vengono gli occhi più orientali dei nostri!): fig. 1.
Bisogna anche in questo caso, come nelle altre vocali, badare che la tensione dei muscoli del viso non si espanda al collo, al sottogola, ecc. Altro aspetto importante durante l'emissione è quello di capire, visto che come sappiamo in bocca c'è poco spazio, dove passa il suono. Allora, lo spazietto che c'è tra lingua e palato, considerando tutta la larghezza della lingua, è già sufficiente a una corretta emissione, però possiamo anche dire che nella parte periferica della bocca, cioè tra denti e guance, una parte del suono può passare e integrare. Col tempo, poi, il maggiore rilassamento consentirà anche una maggior apertura dello spazio anteriore della bocca. A questo proposito, e guardando la foto, si può notare che la lingua a livello centrale, contro gli incisivi inferiori, forma una sorta di "cucchiaino", cioè una cunetta che crea una sorta di trampolino dove il suono può scorrere agevolmente verso l'esterno. Dal punto di vista educativo la I è una vocale molto importante, specie nel periodo del perfezionamento; essa infatti, contrariamente a quanto si potrebbe a tutta prima pensare, è una vocale che appoggia molto e ha un peso non esiguo, perché se è vero che anteriormente ha poco spazio, richiamando la lingua in avanti e in alto produce uno spazio considerevole dietro, e dunque questo fiato comporta un peso, ottimo per l'educazione del diaframma. Dobbiamo adesso accennare al problema degli acuti. Se, infatti, con il "sorriso" si arriva a risolvere facilmente l'emissione nel centro, capita che molti allievi si blocchino appena si comincia a salire, perché l'istinto e una certa tensione che difficilmente si riesce ad eliminare per un certo tempo, possono creare risalita di laringe e diaframma e blocco a livello glottico. Per questo esiste una soluzione mediata dalle vocali oscurate. La I non si può dire che abbia una versione chiara e una versione scura (non confondiamo con la " ï " o altre "intervocali", che è discorso che non ci riguarda, al momento), però è possibile emettere una I pressoché identica alla I sul sorriso (chiamiamola per distinguerla "I chiara") ponendo le labbra grossomodo nella posizione della U, ma facendo molta attenzione a che la pronuncia risulti inequivocabilmente I (fig. 2). Il m° Antonietti la definiva, con uno dei suoi fantasiosi ma efficaci neologismi: I ingrintata.
Ci si accorgerà, allora, che per realizzarla il labbro superiore tenderà ad alzarsi; in ultima analisi noi avremo formato una sorta di "megafono". Non dovrà assolutamente venir meno la posizione anteriore della lingua a "cucchiaino". Con questa posizione delle labbra, che valorizzano la componente verticale della cavità orale, sarà favorito maggiormente l'appoggio del suono che ci aiuterà nell'emissione dei suoni acuti. la I, per tutto quanto è stato detto, può anche risultare una vocale "pericolosa". Quando il fiato non è ancora ben disciplinato, tentare di salire sugli acuti in modo forzato darà molto probabilmente la sensazione di "grattare" in gola. Questo è proprio il segnale che il fiato è del tutto inappropriato a far vibrare correttamente le corde vocali. Se ci si esercita da soli e si avverte questo fastidio, occorre immediatamente cessare o perlomeno non continuare a salire ma tornare verso il centro, magari provando a capire cosa si sbaglia (ma talvolta, pur non sbagliando, si rivela semplicemente una carenza di fiato/appoggio); a lezione l'insegnante che sa quel che sta facendo potrà anche provare a correggere e insistere qualche volta, ma è comunque meglio cessare o cambiare. Ricordarsi sempre, in questa come in tutto il canto e nelle altre vocali, che noi dobbiamo avvertire il punto di pronuncia come fosse fuori di noi, a qualche centimetro di distanza dalla bocca, e tendenzialmente verso l'alto.

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