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giovedì, marzo 22, 2012

Un colpo al petto un colpo alla glottide...

Riprendendo ancora la questione del colpo di glottide, stimolato anche da un commento esterno, aggiungo qualche considerazione sul colpo di petto, di cui parla il Garcia. Credo sia un tema poco o nulla diffuso nelle scuole di canto, almeno a giudicare dalla letteratura, ma a me capita molto spesso di riprendere gli alunni perché danno colpi di petto. Ovviamente, e come quasi sempre, non è colpa loro, ma l'intendimento è sempre quello di portare attenzione, e quindi coscienza, di ciò che avviene; a me il ruolo di individuare le cause e gli esercizi per superare il problema. Garcia dice espressamente di non confondere il colpo di petto col colpo di glottide. Credo che questo tipo di difetto sia connesso con la volontà di dare il colpo di glottide, ma non sapendo dominare e gestire i propri apparati, si dà un colpo verso l'alto o verso il basso (poi tornerò su questo), pensando di aver coinvolto la laringe, ma invece no. Il fatto è che è facile coinvolgere la muscolatura toracica nel tentativo di staccare o attaccare i suoni, se si parte dal presupposto di farlo mediante un colpo secco. In teoria questo tipo di difetto non dovrebbe essere più presente oggigiorno, visto che il colpo di glottide non è più considerato valido, ma in realtà non è così. Intanto c'è da dire che per molti allievi risulta effettivamente difficile attaccare una vocale senza un colpetto, ed è questo uno dei tanti motivi per cui si preferisce, nei primi tempi, utilizzare sillabe con determinate consonanti iniziali. Ma anche così può succedere che senza rendersene conto l'allievo riesca a dare un colpo di petto; ad es. richiedendo di emettere la sillaba "SI'", appena percettibilmente l'allievo separi la S dalla I e dia un colpetto verso il basso alla I. I colpi sono più frequentemente verso il basso, perché si agevola inconsapevolmente la caduta del petto. Piccola osservazione: in tutta la didattica antica, e fino a metà Ottocento, la respirazione consigliata per il belcanto era quella toracica. Solo intorno a quel periodo iniziano le dispute (principalmente tra il Mandl e il McKanzie e le scuole di canto che facevano capo a questi due medici - e inizia la rovina!) intorno alla respirazione più idonea al bel canto tra la diaframmatica e la costale. In ogni modo Garcia esprime benissimo il suo concetto: il petto non deve cadere, altrimenti l'aria tende a uscire troppo in fretta e spinge sulla glottide. E' un concetto che espresse già molto bene il Bernacchi, anche se un po' indirettamente, parlando dell'atteggiamento della persona. Quando si prende il respiro, il petto si solleva; se lo si lascia cadere la pressione del petto stesso andrà a gravare sul fiato che acquisterà una pressione eccessiva a carico della glottide, che tenderà, così, a far sfuggire l'aria. Nel momento in cui si attacca il suono, se la compressione sottoglottica non è equiparata alle reali esigenze delle corde vocali, ma eccessiva, il ricorso al colpo di glottide risulterà quasi indispensabile, con le classiche conseguenze anche sulle caratteristiche musicali del suono, perché tenderà ad essere stonato e/o attaccato su una nota diversa da quella voluta. Ma se non si controlla il torace, così come raramente avviene ormai in quasi tutte le scuole di canto dove ha preso piede maggiormente la respirazione diaframmatica, l'attacco del suono, provocando una brusca discesa del torace non controllata, genererà anche un colpo di petto, che aggrava e non poco il colpo di glottide. E' un po' difficile qui fare un quadro di tutte le possibilità che possono generarsi su questo problema e sulle possibili soluzioni; ad esempio negli alunni agli inizi, può essere giovevole (potrà sembrare strano questo consiglio in decisa controtendenza con quanto viene fatto normalmente) ridurre l'inspirazione. Non si rendono conto molti insegnanti dei danni che provocano insegnando nei primi tempi agli allievi a respirare tanto e di pancia! Gli allievi prendono posture orribili, si piegano in avanti, vanno incontro anche a problemi, fortunatamente lievi, di carattere gastrico e, fondamentalmente, si riempiono d'aria che poi non sanno gestire e che l'istinto, invece, utilizza come un ariete sulla laringe con i ben noti guai. Quindi può essere già un consiglio da prendere in considerazione, sempre valutando cosa si sta facendo e le condizioni dell'allievo al momento. Su tutta la questione respiratoria non mi soffermo adesso, essendoci ampia letteratura a riguardo nel blog. A contrastare i colpi di petto e di glottide, comunque, per un periodo piuttosto lungo, può giovare la tenuta labiale, che sposta il punto di tensione sulle labbra e contribuisce al controllo della pressione.

3 commenti:

  1. Salvo8:35 AM

    Io penso che in effetti, come tu affermi da sempre, più che di quantità si tratti di qualità del fiato. Quando canto, ad esempio, mi viene ormai naturale portare le spalle erette e consentire una certa sostenutezza del petto. Sembra quasi che il fiato inizi dal petto e non dalla pancia (almeno questa è la mia sensazione). L'attacco sta già lì... è come se tra petto e labbra, denti superiori, si creasse una specie di "camera", di luogo dove tutto viene gestito mentalmente. Non riesco a spiegarmi meglio. Comunque bellissimi i tuoi post sul Maestro Antonietti... spero continuerai a scriverne.

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  2. E' esattissimo; il fiato inizia dal petto (e del resto... non può che essere così, il fiato sta tutto nella parte alta del busto, sotto c'è tutt'altro), ed è altrettanto vero che tra labbra e petto (precisamente il plesso solare) si crea un legame. Grazie per i complimenti. Buona continuazione.

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