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venerdì, marzo 30, 2012
"Dal labbro il canto estesiato vola"
In questa bella frase di Boito, tratta dal Falstaff di Verdi, ci sta molto del nostro modo di intendere il canto, e chissà che Tito Schipa, che riassunse con parole analoghe il suo concetto di canto, non si fosse anche ispirato a questo stesso incipit. Quando mi presentai per la prima volta al M° Antonietti, dopo i primi suoni, che furono immediatamente bocciati come ingolati, egli mi suggerì di immaginare di avere le corde vocali sulle labbra. In effetti già in quel primo incontro, rinforzando poi il concetto anteponendo una "B" alla vocale "O", i risultati furono importanti, ma realmente solo dopo parecchi anni quel suggerimento mi è risultato pienamente e concretamente comprensibile e realizzabile, e questo avvalora e radica il pensiero che lo studio passa necessariamente per diverse fasi, dove l'insegnante dà molti stimoli, che risultano il più delle volte poco percepibili nei risultati concreti, perché sconosciuti, e quindi talvolta persino fastidiosi. Questo è anche il motivo per cui l'insegnante deve avere sempre la possibilità di esemplificare; in questo modo l'allievo può vedere e sentire il tipo di suono e di impegno che arriverà a ottenere al termine del periodo di apprendimento. Poi non è neanche detto sempre che il suono sia del tutto compreso e gradito, ma l'allievo deve anche considerare che ognuno canta con i propri mezzi, quindi è sempre l'aspetto qualitativo del suono a dover essere analizzato, e non gli aspetti esteriori, tipo grandezza, volume, timbro, sia in un senso che nell'altro, cioè non è detto che se il maestro ha grande voce anche l'allievo l'avrà, e viceversa; ciò che conta è la facilità, la possibilità di sfumare, di alleggerire o rinforzare, di "colorire", di articolare, di legare e staccare, ecc. Se il suono spande sonoro nell'ambiente è il principale punto, a fronte di un modesto impegno fisico. Il maestro deve anche saper mostrare i difetti, senza mai esagerare. La condizione incredibile che ci si trova a vivere quando il fiato "funziona" realmente bene, è quello simile a uno strumento acustico, cioè come se il suono venisse prodotto davanti alla bocca (come una chitarra), senza alcuna spinta o forza fisica, e questo si espandesse liberamente come una pura vibrazione dell'aria esterna. L'unica straordinaria differenza è la grande mobilità ed elasticità degli apparati, che naturalmente deve essere considerato come una opportunità e una ricchezza straordinaria, magica, assoluta e unica.
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