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martedì, marzo 06, 2012
Parlare, sillabare, fraseggiare...
Il tema della parola nel canto porta a discussioni più o meno condivise. Leggevo poco fa una citazione del tenore Aureliano Pertile secondo cui il parlato esasperato, ma poco dopo definito "sillabato", porta a rigidità e "spostamento della voce". Pertile è stato un grande tenore, forse un buon insegnante, ma un trattatista piuttosto sui generis. Dico questo per sentito dire perché non ho ancora avuto la possibilità di procurarmi il suo libro, e dico anche subito che estrapolare una frase dal contesto può causare equivoci. Siccome però la frase viene usata, la commenterò, riproponendomi un domani di contestualizzarla meglio. Per cominciare diciamo subito che la frase "spostamento della voce" non significa niente, o perlomeno niente di oggettivamente interpretabile. Diversa invece l'affermazione che il parlato, o il sillabato, portano rigidità. Come molti sapranno, l'antica scuola italiana di canto affermava perentoriamente che il belcanto è l'arte del respiro e del sillabato. Dunque, presa così, l'affermazione di Pertile contrasta con il più importante enunciato della scuola cui si vorrebbe far risalire la sua stessa scuola. Mi pare del tutto ovvio, ed è questo a lasciarmi basito, che ogni cosa può essere fatta con rigidità o morbidezza, che tutto può essere condizionato e quindi rivelarsi teso o rilassato, a seconda di... tanti parametri. Partiamo come sempre da un assunto: il parlato relazionale è, nella stragrande maggioranza dei casi, tranquillo e rilassato, non dà, cioè, particolari problemi a nessuno. A questo punto tutti diranno: ma il parlato è molto difettoso. E' vero e non lo è! Dipende dall'esame cui lo sottoponiamo in virtù di quale finalità. Per parlare con gli amici e i parenti, è assolutamente sufficiente, salvo rari casi. Se lo analizziamo con un orecchio più professionale, risulterà sicuramente sempre difettoso, ma, per l'appunto, nelle persone "normali" non c'è bisogno d'altro. Quindi l'affermazione che il parlato crea rigidità, a questo livello, è sbagliata. La sillabazione non è il parlato! La parola stessa ci dice che non è un'espressione completa, ma solo una pronuncia staccata di sillabe, oppure anche la pronuncia di parole e frasi ma con una accentazione delle singole sillabe sì che il significato è comprensibile ma viene annullata l'espressione. Anticamente si sillabava, ovvero si esercitavano gli allievi con il solfeggio, che è pressoché la stessa cosa. Dobbiamo pertanto suddividere due livelli: l'esercizio della parola e l'esercizio espressivo. Siccome le parole sono composte di sillabe, se nella pronuncia, durante il canto o gli esercizi, emergono delle lacune (e Dio sa se ne emergono!!!!), si può ricorrere a due tipi di esercizio riparatorio, e cioè la sillabazione o il fraseggio. Ci sono situazioni, infatti, che denotano una difficoltà di emissione, una nasalizzazione, ingolamento o altro, situazioni invece che portano alla luce un difetto indotto, come lo schiacciare, lo spingere, ecc. Il primo "rimedio" può effettivamente portare a qualche irrigidimento nel tentativo di aumentare la definizione dei vari fonemi, il secondo invece porta verso un maggior rilassamento per un avvicinamento al significato e una maggiore verità espressiva. Pensare di percorrere una sola strada è velleitario. Ma la strada di lasciare che le parole fluiscano "da sole" è addirittura controproducente, perché questo non può avvenire per il semplice fatto che il nostro istinto non contempla questo impegno. Dunque la dizione "naturale" tornerà a amplificare quegli stessi difetti che si notano nel parlato quotidiano, andando a interessare nell'articolazione anche la gola, che magari non si nota nel parlar comune, e questo perché ci vuole un "puntello" al maggior fiato e ai relativi coinvolgimenti muscolari (indotti ed errati). La parola è la madre del grande, giusto e bel canto! La sillaba, poi la parola, poi la frase, sono elementi di una grande costruzione. La sillaba è il mattone; la casa è fatta di mattoni, e devono essere sani e robusti. I mattoni costituiscono i muri (le parole), i muri formano le stanze (frasi). E' chiaro, logico e incontrovertibile che il "senso", l'"espressione", il "significato" di ogni elemento deve essere colto e sviluppato, sarebbe antivocale e antimusicale pensare agli elementi, sarebbe come suonare le note singolarmente senza aver chiaro il percorso musicale, ma negare il fondamentale ruolo delle sillabe e delle parole, è non vedere e non comprendere la realtà del canto nella sua magnifica semplice complessità.
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